Associazione Davide Lajolo Onlus

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Biblioteca Davide lajolo

Il ritratto culturale - di Laurana Lajolo

La biblioteca di Davide Lajolo, recentemente riordinata con il contributo della Soprintendenza dei beni librari della Regione Piemonte, rappresenta la chiave di lettura più autentica della formazione culturale e della poliedrica curiosità intellettuale dello scrittore.

Lajolo, nato in una famiglia contadina a Vinchio, piccolo paese del Monferrato, che definirà in un suo celebre racconto "il mio nido", e istruito nei collegi salesiani, si costruisce come autodidatta i suoi percorsi culturali prima di tutto leggendo i poeti. I molti libri di poesia, compresi nell'attuale schedatura all'interno della sezione di letteratura, li ha voluti sempre tenere vicini alla sua scrivania, a portata di mano perché la poesia, come recita il titolo di un suo libro, è per lui "come pane", è nutrimento per i suoi sentimenti.
Nei racconti sulla natura e la gente del suo Monferrato si possono ritrovare nel lirismo della narrazione le influenze di Pascoli, di Gozzano, di Ungaretti, ma anche di Lorca, di Neruda, di Brecht, di Hikmet per citare solo qualcuno dei suoi autori preferiti. Di alcuni di questi poeti è diventato amico e li ha ampiamente descritti in Poesia come pane, appunto, in Veder l'erba dalla parte delle radici, in Ventiquattro anni. Racconta in Il voltagabbana che nelle stalle, nei momenti di calma degli scontri partigiani, leggeva a lume di candela ai giovani contadini, provati dalla battaglia, i versi di Montale. La poesia ha salvato la sua umanità nelle tante guerre che ha combattuto.
Sempre ne Il voltagabbana racconta come, durante la guerra di Spagna, abbia incontrato la poesia di Federico Garcia Lorca, appena ucciso dai franchisti, in una casa spagnola occupata dal comando del reparto italiano e come quel poeta andaluso gli abbia creato i primi dubbi sulla sua fede fascista.
Ha cominciato a scrivere lui stesso poesie nel 1936, appunto in Spagna, poesie intrise di tristezza e di lirismo, molto diverse nello stile e nel tono dalle sue corrispondenze di guerra per "Il popolo d'Italia". Il suo animo, fortemente sentimentale, metteva in versi un rifiuto atavico della guerra. E ha continuato a scrivere poesie nelle guerre di Grecia, Albania, Jugoslavia e durante la Resistenza, quando la scelta partigiana di combattere contro i fascisti sulle sue colline lo ha fatto rinascere una seconda volta.
Proprio con il riordino della biblioteca il bibliotecario Walter Gonella ed io abbiamo scoperto una sua poesia inedita, dimenticata da lui stesso perché non inserita nella raccolta composta poco prima della morte, scritta con grafia minuta sul frontespizio del volume di uno scrittore giapponese Ashei Hino, che in Orzo e soldati, uscito in Italia nel 1943.
L'autore scrive il diario della sua partecipazione alla guerra cino-giapponese e il suo contatto con i contadini cinesi che coltivano vasti campi d'orzo e conclude il libro dicendo che, nonostante gli orrori della guerra, non è diventato un mostro. Un libro in controtendenza rispetto alle retoriche virili e belliciste del periodo. La breve poesia appuntata da Lajolo è dolente e si conclude con questi versi: "Nel buio insonne/ ricerco gli anelli della mia vita./ Mi ritrovo spezzato, pentito. / Ho l'anima disseccata". I versi sono significativi perché a quel tempo Lajolo era capitano dell'esercito italiano alleato della Germania, ma portava sempre nel suo zaino almeno un libro. In quel caso un libro di piccole dimensioni di uno scrittore giapponese non inneggiante alla guerra e scrive una poesia in cui il senso del disfacimento, anche esistenziale, è molto presente.
Da quando Davide Lajolo diventa un giornalista e uno scrittore affermato riceve molti libri in omaggio, spesso con la dedica dell'autore, esordiente o famoso che sia. Se sono giovani scrittori spesso hanno la sua presentazione, perché Lajolo ha sempre seguito con molta generosità le prime prove d'autore e in qualche occasione ne ha promosso la pubblicazione.
Alcune dediche sono d'occasione, ma altre sono molto significative, perché vengono da avversari politici come Indro Montanelli o come Giulio Andreotti, a segnare il rispetto reciproco sul piano culturale. Molto divertente è una dedica-rimprovero di Cesare Zavattini perché Lajolo in un suo articolo ha confuso il suo luogo nascita di Luzzara con Suzzara. E Zavattini con la sua intelligenza ironica quasi graffia l'amico distratto. Poi si fa perdonare regalandogli due sue opere pittoriche estrose: un autoritratto con la sua faccia come un'anguria e una processione con la croce che si conclude con un corteo di bandiere rosse nella sua Luzzara. Come si vede anche le dediche raccontano storie.
Nella corposa sezione Storia con argomenti di carattere nazionale e internazionale è significativo notare quali libri Lajolo abbia letto e quali siano rimasti intonsi. I cofanetti con le opere dei dirigenti comunisti internazionali, da Lenin a Stalin, da Mao Tse Tung a Ceausesku non sono stati toccati, mentre i libri di Gramsci nella prima edizione Einaudi sono letti, annotati, lavorati. La formazione poetica e letteraria di Lajolo si coniuga meglio con esponenti dell'umanesimo socialista che con i dogmi marxisti-leninisti. Interessante è l'insieme dei saggi sulla storia dei partiti dal socialista alla democrazia cristiana, sul fascismo e sulla Resistenza, che hanno permeato la generazione di Lajolo e a cui lo scrittore ha dedicato molto spazio di riflessione nelle sue narrazioni.
I più annotati sono i libri di letteratura, la sua grande passione. Lajolo ha l'abitudine di segnare i passi più significativi con la grossa matita rossa dei maestri elementari di un tempo e il numero di righe a lato indica l'interesse per il brano. Per tenere in evidenza le pagine usa fare orecchie o piegare addirittura il foglio. Sono "martoriati" in questo modo soprattutto i testi di Cesare Pavese e quelli di Beppe Fenoglio, di cui ha scritto le biografie, rispettivamente Il vizio assurdo e Beppe Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe. Ha studiato quei racconti e quei romanzi per riuscire a scoprire l'intimo sentire degli scrittori, al di là dei dati biografici, dei documenti, delle testimonianze che pure ha raccolto con cura. In quelle pagine è riuscito a scoprire anche il non detto degli autori e le sue biografie, soprattutto quella di Pavese, hanno avuto un riscontro internazionale.
Nella sezione letteratura ci sono tutti gli scrittori italiani del secondo Novecento, molti scrittori russi, francesi e americani.
Il bibliotecario ha fatto numerose segnalazioni di volumi che non si trovano in altre biblioteche e, in effetti, appena il catalogo, ancora in via di completamento, è apparso su www.libriinlinea.it l'Associazione continua a ricevere richieste soprattutto attinenti alla sezione Critica letteraria per consulenze e consultazioni, che sono regolarmente evase per quanto riguarda indicazioni bibliografiche o fotocopie di indici. Nel caso si richieda la consultazione in lettura di un testo l'Associazione si avvarrà della collaborazione della Biblioteca Astense.
Lajolo era un uomo disordinato, ma non ha mai perso o abbandonato un libro. La biblioteca è anche la sua storia, la sua proprietà più preziosa, lui che non ha mai avuto alcun senso del denaro. Ed è per lui un patrimonio così importante che, non avendo mai messo piede in una banca e non sapendo fare un assegno, conserva i soldi nei libri, un rifugio che deve rimanere segreto anche a sua moglie. E spesso se ne dimentica. Così tra i suoi libri, in particolare nelle Poesie di Bertolt Brecht, il bibliotecario ha trovato una busta con soldi scaduti e un'altra ancora. La figlia non si è stupita, anzi ha raccontato al bibliotecario che una volta lei stessa, di notte, senza fare rumore per non svegliare la madre, ha aiutato il padre a cercare in quale libro avesse nascosto i soldi per comprarsi l'auto Giulietta. E la ricerca è continuata fino a che è intervenuta la madre che ha indicato con precisione il libro cercato. Per lo scrittore la biblioteca era anche la sua banca.
Lo storico Marco Albeltaro sta tracciando la biografia di Davide Lajolo con un assegno di ricerca della Università di Torino e dell'Associazione culturale Davide Lajolo onlus e la biblioteca riordinata, insieme ai 50 faldoni in cui è conservato l'archivio riconosciuto di interesse regionale, sarà una fonte molto esemplificativa del percorso culturale di Lajolo.
E' anche interessante notare che le circa 400 lettere conservate nell'archivio, oltre ai manoscritti dei libri e altri documenti, sono in qualche forma collegate soprattutto alla sezione Letteratura della biblioteca e indicano i rapporti di lavoro e di amicizia con gli scrittori, gli artisti, i registi e gli intellettuali più significativi del Novecento da Norberto Bobbio a Giuseppe Ungaretti, da Michelangelo Antonioni a Renato Guttuso, da Giorgio Bocca a Indro Montanelli e molti altri ancora. Di particolare valore sono le lettere di Cesare Pavese.
La sezione Letteratura è stata completata con uno stanziamento autonomo dell'Associazione rispetto al contributo della Regione e sono rimaste fuori dalla schedatura per esaurimento dei fondi la sezione Teatro e cinema (non molto consistente) e quella Arte, che invece è di considerevole valore comprendendo, oltre a saggi sulla storia dell'arte, una ricca collezione sugli artisti contemporanei con libri editati fuori commercio, monografie, saggi di Lajolo sui suoi amici. La raccolta di libri d'arte va messa in relazione con la collezione che Davide Lajolo ha messo insieme con la donazione di opere, disegni, quadri e sculture da parte di amici artisti appartenenti a diverse scuole della seconda metà del Novecento.
Ora la collezione è depositata presso Palazzo Monferrato di Alessandria, decisione voluta dalla famiglia in occasione del centenario della nascita dello scrittore perché le opere potessero essere fruite dal pubblico. La motivazione è la seguente: "Mio padre mi ha insegnato il valore della letteratura e dell'arte e io ho dedicato molte energie all'insegnamento, alla ricerca in campo filosofico e storico e all'organizzazione culturale. Seguendo il suo modello di generosità umana non ho mai inteso monetizzare il patrimonio culturale che ho ereditato e che ho costruito. Sono convinta che la cultura è il frutto di una storia che comincia prima di noi e che continuerà dopo di noi. Nascendo, noi ci inseriamo in un dialogo millenario iniziato dai nostri antenati e proiettato ogni giorno tra presente e futuro. Quindi anche mettere a disposizione del pubblico le opere della collezione di Davide Lajolo è un modo per me coerente di condividere con altri le tante storie degli artisti che erano amici di mio padre, il senso della sua vita e anche quello del io impego culturale e civile".

Nel 2014, all'anniversario del 30mo anniversario della morte, è intenzione dell'Associazione culturale Davide Lajolo onlus presentare la biblioteca di Davide Lajolo come testimonianza del suo percorso culturale al Salone del libro di Torino e quindi organizzare una giornata sulla biblioteca con relazioni e esposizione dei libri più importanti per lo scrittore, accompagnate da letture di brani dei diversi autori che hanno contribuito alla scrittura dei suoi libri. Per fare qualche esempio i libri annotati di Pavese a confronto con alcune pagine di Il vizio assurdo, brani di poeti a confronto con passaggi descrittivi delle "colline dal cuore di terra" dei suoi racconti I Mé e Il merlo di campagna e il merlo di città, ristampati dall'Associazione nell'antologia che porta appunto il titolo Cuore di terra.

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