05/11/2018
La rivoluzione culturale Afro-americana
di Laurana Lajolo
Il riconoscimento dei diritti ai neri d’America fu un vulnus economico e culturale, prima ancora che sociale, che è tuttora aperto, nella società statunitense, che aveva basato la sua ricchezza sul lavoro degli schiavi, nonostante gli emendamenti fondamentali della Costituzione, imperniati sulla libertà e il rispetto e la dignità di tutti. Il provvedimento di Lincoln della liberazione degli schiavi non aveva liberato contemporaneamente i bianchi dalla mentalità razzista, che si protrasse nel tempo, né i neri dal considerarsi esseri sottomessi. Il lungo percorso legislativo fu contrastato dalle reazioni violente dei gruppi razzisti e anche gli ex-schiavi dovettero costruire una cultura dei diritti civili e dell’uguaglianza razziale.
Nigger
Nel mio contributo uso i termini politicamente di “nero” o, come volevano gli esponenti dei movimenti rivoluzionari “afroamericano”, entrato nell’uso del linguaggio comune dagli anni ’90 del secolo scorso, ma nei saggi e nei documenti che ho consultato viene ancora usato dagli stessi protagonisti il termine consueto nel tempo di “negro” da “nigger”.
Il termine nigger, usato dai primi schiavisti riprendendolo dallo spagnolo negro, era offensivo e calunnioso, avendo origine 1619, quando il colonialista americano John Rolfe usò negars per descrivere gli africani imbarcati per la Virginia. Più tardi la dizione neger e neggar prevalse nelle colonie del Nord, nel 1806 il dizionario Lexicographer Noah Webster suggerì the neger usato al posto di negro, mentre nei dialetti del sud si cambiò negro in nigra. L’organizzazione per i diritti civili National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), fondata nel 1909, preferì usare il termine colored people per la propria identificazione razziale e dal 1960 il movimento dei diritti civili usò preferibilmente il termine black.
Come si nota già dai termini, il popolo originario dell’Africa era considerato schiavo per definizione e lo schiavismo diventò costitutivo dell’economia, della concezione del mondo e persino della morale americana. Gli schiavi erano proprietà privata del padrone e nessuna legge veniva a interferire sul trattamento di quei lavoratori privi di ogni diritto non solo politico ma anche civile. La segregazione era una componente rassicurante delle comunità americane sia al Nord che al Sud.
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