09/07/2022
Io sono nata con la Poesia
di Laurana Lajolo
Io sono nata con la poesia. Per l’annuncio della mia nascita mio padre ha composto una poesia. I versi che mi piacciono di più sono Quando autunno è ancora vivo di sole/ -dolce novembre- rose e garofani- sei venuta/ Laurana/ nell’ora lunare e, in conclusione, Tu nata d’autunno/ a fare primavera. É stato il suo augurio essendo io nata nel giorno dei morti.
La poesia è stato uno dei legami più forti del rapporto che mio padre ha stabilito con me in momenti importanti della mia vita. A sette anni mi ha letto, con la sua voce calda, i suoi poeti più amati: da Quasimodo a Lorca in lingua spagnola, da Ungaretti a Gozzano a Hikmet, da Eluard a Montale e altri ancora. Per me era un perdermi nel suono delle parole anche se non le comprendevo. La sua voce accarezzava la mia fantasia.
In seguito mi ha regalato tutti i dischi di poesie prodotti con le voci di Gassman per Il pastore errante dell’Asia di Leopardi e Alle cinque della sera di Lorca letto da Arnoldo Foà, voci forti e insieme musicali che davano fisicità alle parole.
A diciotto anni mio padre mi ha scritto un’altra poesia per il mio compleanno, capendo che stavo guardando lontano e che mi sarei allontanata. Ma non mi sono mai allontanata dalla poesia, soprattutto da quella letta in pubblico e, quando organizzo incontri, passeggiate, azioni teatrali, mostre inserisco sempre testi poetici letti da attori, anche per ricordare quella magia di bambina.
Nel nostro ultimo colloquio mio padre mi ha voluto lasciare il messaggio che sono gli uomini e la poesia a cambiare il mondo.
Molto spesso ho bisogno di poesia, anche se non recito i versi a voce alta, perchè preferisco ascoltarla da altri.
La poesia, che, come la musica, è armonia di suono e di silenzio, concede, con la lettura ad alta voce, nuova sensorialità, permette di sentire la bellezza della parola, acquista un tempo fisico, che entra nel tempo interiore di chi ascolta e lo fa “naufragare” nell’infinito.
La poesia emoziona, apre nuove possibilità di comprensione non solo emotiva, aprendo domande che non aspettano risposta, ma che offrono sensazioni. Se la lettura ad alta voce avviene in pubblico allora le emozioni si incontrano al di fuori del tempo quotidiano e si può comprendere qualcosa che va al di là del presente.
Se la poesia è letta in luoghi naturali suggestivi, il comprendere diventa partecipare del tempo della campagna, che, in quanto ciclico, è continuo cambiamento e rinnovamento, dove il limite è parte di una dimensione di eterno. In quelle circostanze magiche noi siamo natura.
Mariangela Gualtieri, poetessa che porta in teatro le sue composizioni, nel suo ultimo libro L’incanto sonoro, scrive che la voce permette di parlare a molti come se si sussurrasse all’orecchio di ciascuno e sottolinea come la lettura ad alta voce dia l’intensità al verso non solo del suono, ma del corpo. Specifica quel senso materico della sua poesia viene dalla lezione del dialetto, che è una lezione terrigna di vitalità, e anche dalla lezione della fiaba che per prima parla ai bambini dei poteri magici della parola. Con la poesia la parola esce dall’ordinario e rivela poteri segreti, invitando a riscoprire il selvatico della terra dentro di noi.
La poesia, dunque, è respiro, quello che Anassimene chiama pneuma e Henry Bergson spirito vitale, esprime la fisicità e l’immaterialità della vita.