16/02/2011
Le bottiglie divelte
Pubblicato su "La Stampa"
Sono scandalizzata e anche molto arrabbiata (proprio come i cani) per quello che è stato fatto sulla facciata dell’Enofila, distruggendo la scritta “Vetrerie” fatte con le bottiglie soffiate dai maestri vetrai all’inizio del Novecento. Si restaurano frammenti di affreschi, reperti paleontologici, monumenti cadenti e non si riesce a restaurare un manufatto di quel tipo? La dichiarazione del presidente della società che sta sovrintendendo ai lavori è risibile e irritante, quella della Sovrintendente imbarazzata e disinformata. La prevista mostra sulla Vetreria risulta una beffa e non una memoria.
Come non considerare che cosa hanno significato e significano ancora nel nostro presente quei vetri? Che “monumento” al lavoro erano? Si interviene su un edificio di archeologia industriale di valore storico e sociale e se ne cancellano i segni storici con una mano di cemento, dopo aver distrutto le tracce di tutto lo stabilimento della Vetreria, che nel 1906 è stata la prima industria della città.
I maestri vetrai, portatori di una vera cultura del lavoro, hanno utilizzato per la nuova fabbrica l’edificio dell’Enofila allora dismesso (loro l’hanno riqualificato e non abbattuto) e hanno costruito un nuovo stabilimento all’avanguardia per il tempo. Anche ora si doveva restaurare l’esistente per dare valore al nuovo.