08/12/2017
Lettera aperta a un rifugiato aggredito
La Stampa 08/12/2017
Caro amico pakistano, hai ventun anni e hai già vissuto molte traversie e dolori. Quando sei arrivato a Villa Quaglina credevi che le tue pene fossero finite e speravi in una nuova vita. E invece, una sera, sei stato aggredito da un gruppo di balordi, armati e, chissà, forse drogati, che hanno scaricato la loro violenza, come fosse una bravata, contro uno più debole di loro per sentirsi superiori e forti. Ti hanno fatto male fisico e ti hanno fatto paura. Anch’io, leggendo notizie come questa, provo paura per la scia di violenza e di rancore che sta percorrendo la nostra società, alimentata dalla tolleranza che alcuni politici hanno verso episodi più o meno gravi fino ai raid, minimizzando gli effetti, mentre in Parlamento non c’è una maggioranza per approvare il riconoscimento della cittadinanza ai ragazzi di origine straniera nati e istruiti in Italia. Si alimenta così il senso comune di trovare un capro espiatorio delle difficoltà economiche e esistenziali. Sono segnali inquietanti di comportamenti pericolosi non solo per singoli individui ma per tutti noi, segnali di mentalità fascista, al di là dell’ideologia storica, di sopraffazione e di disconoscimento dei diritti umani soprattutto dei più deboli e degli esclusi. Ti auguro una piena guarigione e di essere anche tu protagonista del processo di convivenza civile e di rispetto reciproco da costruire ogni giorno.