07/03/2022
Io e i bambini ucraini
La Stampa, 5/03/2022
Ho partecipato, come sempre, alla manifestazione per la pace, perché credo nella testimonianza popolare contro la guerra, che questa volta rischia di essere nucleare. Tutta la mia solidarietà al martoriato popolo ucraino.
Guardando le immagini dei bambini ucraini in fuga, mi è venuta alla mente quando mia madre ha dovuto salvarmi (avevo due anni) dal terribile rastrellamento nazifascista del 2 dicembre 1944, scappando su una bicicletta in messo alla neve, mentre il marito partigiano era braccato dai nemici.
Il Parlamento italiano ha preso una decisione grave e inusuale deliberando aiuti anche militari, rispetto all’art.11 della Costituzione che afferma che l’Italia ripudia la guerra e persegue la risoluzione pacifica dei conflitti internazionali. Le trattative diplomatiche non sono state efficienti nell’evitare l’invasione russa dell’Ucraina e si sono rotti gli equilibri internazionali.
Siamo riemersi dalla pandemia con l’aumento vertiginoso dei costi energetici, con l’affannosa informazione di guerra e una possibile crisi economica, in cui l’unica ad avvantaggiarsi è l’industria degli armamenti. Ascoltiamo molte parole, non tutte documentate, di analisti, che immaginano strategie militari.
É venuta a mancare una diffusa cultura di pace. Abbiamo delegato per troppo tempo le decisioni a politici non sempre adeguati e ci siamo ristretti nel nostro benessere.
Ora, sotto i nostri occhi sta cambiando l’assetto geopolitico globale e l’Europa è un focolaio di guerra. Va ricercata una nuova concezione della convivenza pacifica come vanno ricostruiti i ponti distrutti dai bombardamenti.
Le guerre, decise dai potenti, le soffrono i popoli, che hanno bisogno di pace.