05/08/2022
Le case abbracciate dei paesi
La Stampa, 6/08/2022
Nel paese le case sono strette l’una all’altra, quasi abbracciate anche a difesa da estranei, identificate con i soprannomi di famiglia da molte generazioni, e delimitano le vie ormai troppo strette per trattori e suv.
Sono la rappresentazione fisica della vecchia comunità contadina con i lavori fatti insieme nei cortili: trebbiare, sfogliare la meliga, pigiare l’uva, e anche le liti tra vicini per un sentiero o un muretto.
D’inverno nelle stalle al calore delle bestie, la gente, seduta sulle balle di paglia, ascoltava antiche leggende e raccontava storie di famiglia e di proprietà, tramandava tradizioni. Nelle sere d’estate l’incontro era sui travi appoggiati al muro di qualche casa per prendere il fresco e raccontare l’andamento dei lavori.
Il paese metteva tutti insieme.
Ora molte delle case nel centro sono vuote, testimoni inascoltate di storie dimenticate. Anche nel Monferrato sono arrivati gli stranieri, una nuova ricchezza per il territorio. Comprano la cascina isolata con terreno intorno per fare la piscina. Spesso cambiano l‘orientamento della casa privilegiando il bel panorama sulla valle alla protezione dai venti e all’ esposizione soleggiata dell’abitazione, non avvertendo che, per antica sapienza, i contadini costruivano le loro case con cognizione di sole e vento.
Oggi, con il benessere economico quelle modalità di vita e di lavoro sono scomparse, l’agglomerato del paese si è frantumato e le case sono chiuse da recinti e cancelli con la parabola sul tetto.
Cesare Pavese scrisse “Un paese ci vuole per non essere soli”, ma la comunità solidale è dimenticata, molte case perdono il loro valore e anche nei paesi si vive in solitudine.
(foto Vinchio Vaglio)