18/02/2011
Il museo del lavoro
Pubblicato su "La Stampa"
La classe operaia come soggetto politico e sociale si è dissolta tanto che diventa necessario progettare un museo del lavoro per non perdere memoria. L’idea viene da due recenti mostre sulla Vetreria e sulla Way Assauto. Ma che cosa mettere nel museo per documentare un secolo di sistemi produttivi, di lotte sindacali, di organizzazione sociale, di militanza politica? Basta mettere in fila delle foto di imprenditori e operai, degli oggetti, delle macchine, di documenti o è necessario studiare le forme per dare il senso delle condizioni di lavoro in fabbrica, compreso il rumore assordante della catena di montaggio, i fumi, il calore oppressivo dei forni? In quello specifico luogo bisognerebbe documentare la lunga strada della rivendicazione dei diritti al salario, alla sicurezza, alla salute, allo studio dei figli, ai servizi sociali, al circolo ricreativo e dall’altro le scelte economiche della proprietà. Lotta di classe per contrastare il potere padronale, il legame di solidarietà tra operai e società, il ruolo della direzione dell’azienda. La grande fabbrica era un mondo pressoché autosufficiente, che influiva direttamente in molti aspetti sulla vita della città.
Quindi bisogna pensare a un percorso espositivo articolato in grado di dare la complessità del mondo operaio e imprenditoriale del Novecento.
(14 giugno 2008)