18/02/2011
Il salotto anonimo della città
Pubblicato su "La Stampa"
Asti si è adeguata ad altre città: ha votato per il centro destra, conta i morti sul lavoro nella media nazionale, ha il caro vita alto e problemi terribili di traffico come quelle città che consentono ancora alle macchine di entrare nel centro storico con le vie sono sempre intasate. Non ha più la sua connotazione di antica città mercato con negozi specializzati e le vetrine del centro sono tutte uguali e algide, offrono tutti lo stesso profumo e lo stesso vestito. Pochissimi sono i negozi che si distinguono. Asti è venuta ad assomigliare a tante altre città più brutte della nostra e ha perso la sua configurazione originale. La città ha avuto un progetto identificativo negli anni Settanta: i parchi cittadini, la riqualificazione del centro storico, i quartieri di case popolari. Poi si è solo costruito e costruito moltiplicando brutti condomini e tristi villette nella campagna circostante senza fare città.
Semmai se si cerca qualcosa di vivo si deve andare in periferia, in corso Alessandria, in corso Savona, in corso Torino dove c’è un’offerta merceologica varia, dove vivono astigiani e stranieri insieme, che hanno i loro punti di incontro, mentre il “salotto” della città è diventato un grande salone illuminato e anonimo, senza personalità e non è più il biglietto da visita di una città dalla lunga storia.
(25 ottobre 2008)