18/02/2011
Il mandarino di Natale
Pubblicato su "La Stampa"
Tanti anni fa il Natale dei figli dei contadini era un mandarino sotto il cuscino, sempre che quell’anno non fosse grandinato. Un piccolo frutto che arrivava da lontano e che compariva solo quando Gelindo ritornava nel presepio, come mio padre mi ha raccontato tante volte. Quest’anno il Natale è stato più austero, anche se ha avuto aspetti contraddittori: da un lato il traffico ingolfato e tante gente con borse e pacchetti come se tutto funzionasse come prima, dall’altro una preoccupazione diffusa per le notizie che non sono buone e gli auguri fatti a mezza bocca quasi che non si osasse sperare. Se la crisi ridimensionasse soltanto le nostre abitudini consumistiche, che ci facevano sentire euforici e ricchi, non sarebbe un male. Negli anni passati abbiamo speso badando più all’oggetto ben impacchettato che ai gusti del destinatario del regalo e ci siamo abbuffati al ristorante, senza porci la domanda se era proprio questo che volevamo. Così questo Natale, in cui la crisi economica è tangibile, sembra che manchi la festa, perché, in effetti, c’è poco da festeggiare. Ma proprio per questo possiamo ricordarci che la storia del bambinello, nato in una grotta, racconta la speranza di salvezza per quelli che non hanno mai ricevuto regali da scartare (nel senso di liberare dalla carta ma anche di buttare via).
(27 dicembre 2008)