22/01/2020
Paesaggi astigiani a Palazzo Crova
dal 25 gennaio al 9 febbraio 2020
Il paesaggio astigiano è protagonista a Palazzo Crova di Nizza Monferrato con una selezione di opere di importanti artisti piemontesi che in questo territorio hanno trovato un soggetto prediletto; il loro linguaggio è caratterizzato da una vibrante stesura di tocco d'intensa luminosità, di ascendenza impressionista e postimpressionista.
Il progetto, frutto della collaborazione tra il Comune di Nizza Monferrato, la Fondazione Asti Musei e l’Associazione culturale Davide Lajolo, è nato in concomitanza con la mostra Monet e gli impressionisti in Normandia allestita ad Asti a Palazzo Mazzetti fino al 16 febbraio 2020. La rassegna nicese rappresenta un’occasione per valorizzare, in rete, sia il patrimonio artistico del territorio sia gli artisti astigiani attivi tra l’ultimo quarto del XIX secolo e la prima metà del secolo successivo.
Le opere esposte sono state scelte sulla base di alcuni temi della collezione Davide Lajolo – Art ‘900 e, particolarmente, quelli dei “Lavoratori”, della “Terra” e dei “Paesaggi”, tematiche presenti anche nella mostra dedicata all’impressionismo in Normandia ed unite da quella passione dei pittori per un territorio a cui viene conferita “l’immagine emblematica della felicità del dipingere”. Ingresso libero, aperta tutti i giorni.
Sul nostro territorio il paesaggio astigiano è protagonista delle rassegne artistiche cittadine e provinciali nella prima metà del Novecento. Nella formazione degli artisti diventa importante il viaggio di studi a Parigi, come nel caso di Domenico Rabioglio, l’artista torinese attivo ad Asti che negli anni della maturità dipinge paesaggi astigiani caratterizzati dall’influsso della pittura impressionista. Interpreti del paesaggio sono Giuseppe Manzone e Demetrio Corino, che con i suoi modi ha lasciato intendere di aver capito la lezione e lo spirito dei pittori francesi, la delicatezza del tratto di Caro Caratti.
Sull’interpretazione dei paesaggi di pittori astigiani, nel periodo particolare come documentato dalle opere esposte è importante riportare parte del dialogo tra Ottavio Coffano e Laurana Lajolo in una prima ricognizione sul tema (Il paesaggio e la libertà del pittore, in Il paesaggio dipinto. Astigiano, Monferrato e Langhe):
I pittori astigiani del Novecento, il più noto è Manzone, ma anche il Rosa, il Laustino ed altri, colgono il nostro paesaggio nel calore immoto dell’estate o nel riposo sotto la neve, quasi mai nel disordine della stagione di mezzo.…
Nei loro soggetti di prati, di vigne e di canneti, di colline assolate e di contadini al lavoro o in riposo, nella gamma inesauribile dei trapassi di colore, neo tocchi vibrati di origine impressionista, possiamo cogliere il riflesso di un mondo ormai lontano. Le antiche abitudini contadine, i valori morali, l’unità sentimentale, che connotano quel mondo, appaiono più rimpiante che vissute.
(Ottavio Coffano)
Gli scenari sono campi di grano al momento della mietitura o le vigne durante la vendemmia. Sembra che città e contado siano un universo armonioso di arcaicità contadina, senza lacerazioni e conflitti. …
Il paesaggio è antropizzato e plasmato dalla fatica dei contadini, ma la visione dei nostri pittori è bucolica e descrittiva della vita sana, della felicità del lavoro sotto il sole. Tutto è luminoso e armonico, tutti fanno il loro dovere per la piccola comunità e rappresentano radici salde e indistruttibili anche per cittadini.” (Laurana Lajolo)