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Video "La Ru - Clelia e Ariosto"

18/11/2022

Video "La Ru - Clelia e Ariosto"

Comunicato Stampa

Video clip La Ru Clelia e Ariosto,liberamente tratto dal racconto di Davide Lajolo in Veder l’erba dalla pare delle radici (Premio Viareggio per la Letteratura 1977). Ideazione Laurana Lajolo, riduzione coreografia, regia e performance Cristian Catto e Ivana Marrone con la partecipazione di Gabriel Catto e Emma Penengo, Fotografia e foto mdi scena Fabienne Vigna, riprese e montaggio di Stefano Borello, Alice Ghiretti e Alessio Mattia. Produzione di Associazione culturale Davide Lajolo in collaborazione con Associazione Paesaggi vitivinicoli UNESCO, con il patrocinio del Parco paleontologico e Distretto paleontologico di Ast

Prima nazionale Astifilmfestival 30 novembre ore 9 Teatro Alfieri, Asti

Davide Lajolo narra una credenza diffusa nel Seicento, tempo di peste, che raccomandava alla gente di allontanarsi dall’abitato e di salire sugli alberi per evitare il contagio. Quando il giovane Ariosto vede i segni della peste sul viso della sua amata Clelia corre con lei in braccio verso la Ru, la quercia secolare della Valsarmassa, per deporla tra i rami, in alto e salvarla. Ma Clelia è ormai morente e Ariosto stringendola a sé, urla disperato e la sua voce straziante riempie la valle, finché la peste lo fa tacere.

“Riuscire ad argomentare un processo creativo e spiegare come si sia giunti al risultato di un progetto come quello di Clelia e Ariosto non è affatto semplice”, esordiscono Cristian Catto e Ivana Marrone per illustrare il loro lavoro.

“Partiamo col dire che tutto ciò che riguarda l'arte, la creatività e l'immaginazione non può seguire uno schema predefinito, anzi, non deve. Proprio per essere unico nel suo genere deve partire ogni volta da un punto diverso, una nuova ispirazione, un capovolgimento.

Tuttavia, ci sono piccole regole non scritte che un coreografo e un regista devono seguire per ottenere un buon risultato. Parliamo di gusto, di credibilità,coerenza,ritmo, contenuti.

Il racconto di Clelia e Ariosto tratto da Veder l’erba dalla parte delle radici di Davide Lajolo ci ha ispirati sin da subito, ma la vera magia è nata quando abbiamo accostato al testo la musica di Antony and the Johnsons. Bird Guhl l'abbiamo collegata a Davide Lajolo, che scriveva: Io sono un uccello che ha la fortuna di ritrovare sempre un nido sulle alte piante dei boschi, che circondano da tutto un lato il mio paese. Secondo gli stati d’animo a volte sono un verdone piccolo e lucente o un grigio passerotto affamato, a volte un cuculo che va lamentandosi rauco da una vallata all’altra, a volte sono la crivera, che scende in picchiata a fare razzia, e talvolta sono l’aquila, che ha il nido piantato tra le rocce delle montagne.

Collegare Clelia ad un uccello è stata la chiave. Il testo di Bird Guhl dice: Sono una ragazza uccello. Ora ho il mio cuore qui nelle mie mani. Sto per nascere nel cielo perché sono una ragazza uccello e le ragazze uccello vanno in paradiso. Le ragazze uccello possono volare, le ragazze uccello possono volare.

La morte di Clelia, colpita dal contagio, diventa così una vera e propria metamorfosi in uccello, in natura, un'unione con la Ru che la accoglie tra la sua chioma e la rende libera.
L'idea di inserire Gabriel ed Emma, i nostri splendidi interpreti di Clelia e Ariosto bambini, è per metà un'idea registica e per metà derivante dal fatto che Cristian da bambino ha vissuto veramente la magia di quel luogo. La Ru la abbracciava, ai suoi piedi si riposavadopo aver percorso molti chilometri, nella sua chioma i suoi occhi si perdevano.
Alternare la visione dei due protagonisti adulti e bambini ci ha permesso di trasmettere al pubblico l'importanza del luogo della Ru; scelto dai giovani Clelia e Ariosto come punto di incontro, gioco e riposo, e da adulti, come ultima tappa prima di spirare per colpa della peste. Un rifugio sicuro che li ha accompagnati per tutta la vita.
L'idea della vernice nera e rossa collegata alla peste e alla sua trasmissione venne ad Ivana e d è perfetta. Inizialmente è Clelia a sporcarsi il viso, quindi la prima ad ammalarsi. Successivamente anche Ariosto viene "sporcato", infettato. E' molto potente il contrasto tra la dolcezza di Ariosto che accarezza la sua amata e lo "sporco" che inesorabilmente si allarga su entrambi i corpi.

Ultima fase della creazione è stata la parte coreografica. Una volta compreso il testo di Davide Lajolo e l'intenzione registica è bastato riprodurre a ripetizione la musica e lasciare che il movimento venisse da sé. Certo, non è stato un "buona la prima". Una volta costruito lo scheletro la coreografia deve essere smussata, cucita su entrambi e amalgamata, ma è stato davvero un processo molto naturale.
Ecco come ha preso forma il nostro progetto.

Ultimo, ma non per importanza, è stato il confronto con Laurana per verificare la coerenza e la credibilità del lavoro e con il video maker Alessio Mattia.

La giornata di riprese (17 settembre 2022) ha richiesto un grande sforzo di concentrazione da parte nostra che ci siamo ritrovati a dover guidare i bambini, fornire indicazioni al videomaker, e dare il meglio di noi nella parte danzata ed interpretativa.
Normalmente il regista o il coreografo sono figure esterne che, in quanto tali, possono avere un occhio critico, una visione di insieme, possono apportare piccole correzioni man mano.
Il fatto di ritrovarci sia dentro che fuori la scena è stato un esperimento gratificante, emozionante e a mio avviso riuscito. Spetterà al pubblico darci ragione o torto”.
 

Davide Lajolo CLELIA E ARIOSTO E LA RU

da “Veder l’erba dalla parte delle radici” Premio Viareggio per la letteratura 1977
“Passò dal paese uno che era fuggito da una città dove la peste aveva fatto strage e diceva: “Bisogna andare sugli alberi, più si va in alto, più la peste non coglie”.
Allora i contadini, creduli e disperati, uscirono di casa con i loro bambini e si incamminarono verso i boschi, dove c’erano gli alberi più alti. Salivano lungo i rami portando i bambini in braccio, sulle spalle, collocandoli amorosamente sui rami. Sembravano uccellini nel nido quando non sanno ancora volare.
“La peste qui sopra non arriverà!” gridavano l’una all’altra le mamme per illudersi vicendevolmente nella speranza. La peste, invece, arrivava, inesorabilmente.
Anche Clelia e Ariosto corsero fuori dal paese per raggiungere i boschi della Sarmassa. Clelia aveva il viso di un pallore profondo e Ariosto si voltava continuamente a guardarla. Sentiva le mani di Clelia gelarsi tra le sue e più tentava di affrettare la corsa più Clelia gli sbiadiva tra le braccia.
Allora la sollevò e la portò correndo fuori dalle cascine, giù per la curva dalla valle dei Saraceni, salendo al bricco che porta a Monte del Mare tra la sabbia e le conchiglie, avanti ancora, ansimando per la stradina sul costone verso la Ru, la quercia più alta della Sarmassa, dove facevano nido gli sparvieri. La distese dolcemente a terra, sulle foglie secche e le mormorò sulla bocca: “Clelia, siamo arrivati, aspettami, solo un istante, il tempo di salire sulla Ru per sistemarti il letto coi rami intrecciati”.
Salendo come uno scoiattolo Ariosto arrivò alla cima della quercia e con le foglie   preparò un cuscino, ma, quando arrivò a terra, Clelia era già ferma nella morte della peste.
Allora Ariosto cominciò ad urlare abbracciato a Clelia e, dai boschi della Sarmassa, quella voce straziante terrorizzò i pochi rimasti vivi dalla peste. Ariosto ululò come un lupo ferito dal mattino fino alla notte, finché la peste lo fece tacere”.

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Cristian Catto, piemontese nativo di Vinchio (AT), 29 anni, è un ballerino, cantante e attore formatosi artisticamente sul territorio astigiano e diplomatosi nel 2018 alla "Professione Musical Italia", Accademia di arti performative di Parma. Ha partecipato a produzioni professionali su scala Nazionale e internazionale come Mary Poppins il Musical, West Side Story, La Vedova Allegra, Aggiungi un Posto a Tavola al Teatro Nazionale di Milano, Sistina di Roma, Carlo Felice di Genova, Teatro Alfieri di Asti, Brancaccio di Roma e Morbisch Theater di Vienna.
Ha partecipato a performance televisive e pubblicitarie come "Con Tim é bello avere tutto", "Nutrifree", "Masterchef" e "Nastro azzurro".
Insegna il metodo ISTD per la danza moderna e il tip-tap con abilitazione CSEN. Insieme alla compagna Ivana Mannone dirige corsi di danza e Musical particolarmente dedicati ai giovani.
Da 2022 fa parte del Collettivo ARA.

 

Ivana Mannone, 26 anni, è nata a Marsala (TP).  Inizia a studiare danza all'età di 3 anni. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, viene ammessa a frequentare la scuola professionale di musical di Parma “Professione Musical Italia”, dove studia danza, canto e recitazione. Si diploma in Tip Tap e danza Moderna con il metodo ISTD, e nel 2018 si diploma come performer di musical.
I grandi titoli della sua giovane carriera sono: A CHORUS LINE (Teatro Nazionale di Milano) con la regia di Chiara Noschese; AN AMERICAN IN PARIS con la regia di Federico Bellone e le musiche di George Gershwin al Carlo Felice di Genova; MARY POPPINS IL MUSICAL al teatro Nazionale di Milano e al Sistina di Roma dove incontra Sir Cameron Mackintosh, produttore di alcuni dei musical più importanti; 7 SPOSE PER 7 FRATELLI al Teatro Brancaccio e poi in tournée per tutta Italia, con la regia e le coreografie di Luciano Cannito e la direzione musicale di Peppe Vessicchio.  Da' il volto alla natura nel videoclip dei The Magik Way “Le Vampe”; partecipa allo spot di Masterchef 2020 e Xiaomi 2021.
Dal 2022 fa parte del Collettivo ARA.

 

La Ru è la quercia secolare monumento naturale della Riserva naturale della Valsarmassa (località Vaglio Serra – AT), Sarmassa compresa nel complesso del Bacino Terziario Ligure- Piemontese. E’ ricca di argille azzurre del Pliocene Inferiore, contenenti molluschi, resti vegetali e conchiglie fossili, segno della presenza del mare Padano, che copriva le colline 5,4 – 1,8 milioni di anni fa.

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