14/10/2019
I rossi
di Davide Lajolo
Ancora come Diogene alla ricerca dell'uomo. Davide Lajolo attraversando il mondo comunista incontra capi che possono fare cambiare il corso della storia: ascolta, discute i grandi problemi di strategia e di tattica ma incentra la sua sensibilità per capire se questi compagni così lucidi e potenti sono rimasti ancora uomini.
Perché è l'uomo non soggiogato dal potere che ama la libertà. Il potere può fare perdere questa aspirazione, distorcerla allo stesso modo dell'ignoranza. Per Lajolo anche le ragioni di stato o quelle di partito non valgono se in qualche modo intaccano anche una sola espressione di libertà e condizionano l'individuo e la collettività nella ragione e nei sentimenti.
Il marxismo non è la dottrina per la quale "il fine giustifica i mezzi": mezzi e fine devono invece tendere alla liberazione totale dell'uomo.
Lajolo è sempre più convinto: o si salva l'uomo con i suoi doveri e diritti di libertà o anche il marxismo può trasformarsi in una formula burocratica e patire la repressione.
Un "rosso" a tu per tu con "i rossi" in un dialogo ripreso nella memoria e raccontato come un romanzo. Da Stalin a Mao, da Krusciov a Togliatti, da Ho Ci Min a Mikoyan, da Ciu En Lai a Di Vittorio ogni incontro ha dentro questo fremito. Il volto di questi personaggi della storia s'incarna di vita ed anche il lettore se li trova di fronte per aprire liberamente un discorso.
L'analisi della "Rivoluzione culturale cinese" che parte dall'esperienza dell'autore quand'era a Pechino nel periodo dei "cento fiori", e conclude il libro assieme a domande e risposte incalzanti proprio sul tema della fedeltà al marxismo nella convinta certezza che sia insegnamento di libertà, dà a "I Rossi" non il sapore retorico della facile apostasia ma la sofferta presenza di chi partecipa da uomo alla lotta perché quello che è già sorto su una parte del mondo possa splendere per tutti e sia davvero "il sole dell'avvenire".