28/03/2020
Contadini e Partigiani: lo studio della Resistenza di Anna Bravo
di Laurana Lajolo, dal “Quaderno di storia contemporanea”, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria, n. 67, 2020
La Repubblica dell’Alto Monferrato
Il primo libro di Anna Bravo, La Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato, edito nel 1965, è la rielaborazione della sua tesi di laurea e rivela già originalità e qualità di metodo storiografico. Il volume rientra nelle proposte di ricerca sulla Resistenza in Piemonte a vent’anni dalla Liberazione, promosse dal prof. Guido Quazza, primo docente di storia contemporanea all’Università di Torino, e dall’Istituto per la storia della Resistenza in Piemonte. Si apre così una nuova stagione di studi dedicati al contesto locale della Resistenza e al coinvolgimento della popolazione, che vanno oltre alla Storia della Resistenza italiana di Roberto Battaglia (1953), focalizzata sull’apporto dei partiti antifascisti, e oltre alle memorie autobiografiche dei protagonisti.
I documenti partigiani piemontesi sono rimasti presso le associazioni partigiane locali e nel 1947 si costituisce l’istituto della storia della Resistenza in Piemonte, che raccoglie un importante archivio. Successivamente, nel 1949, Ferruccio Parri fonda a Milano l’Istituto per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, a cui seguono Istituti regionali e provinciali, che diventano i luoghi deputati a conservare le fonti e a ricostruire storicamente il periodo cruciale della nascita della democrazia in Italia.
Negli anni Sessanta i giovani studiosi hanno a disposizione, quindi, molti materiali ancora non studiati e possono avere, a distanza di tempo, una nuova disponibilità dei testimoni a farsi intervistare e a spiegare le loro scelte e la loro crescita umana durante la lotta partigiana. Ma, al contempo, devono andare oltre il pathos della memoria per non cadere in una generica e agiografica mitologia, e ricostruire con rigore quel periodo di storia.
Studiano, quindi, i documenti ufficiali e consultano gli archivi partigiani confrontando le relazioni dei comandi con le memorie dei partigiani. Non hanno riferimenti precedenti di incrocio delle fonti di diversa tipologia e elaborano la metodologia multidisciplinare di ricerca della storia contemporanea, avvalendosi anche delle scienze sociali. Circoscrivono il campo di studio in aree limitate per rintracciare nelle specificità territoriali le tematiche generali della Resistenza italiana, tenendo conto delle condizioni sociali ed economiche della zona, secondo l’insegnamento di Guido Quazza. Le storie locali ricostruiscono, dunque, il movimento generale partendo dal basso e studiando le varianti locali delle forme di lotta, caratterizzate anche dall’iniziativa autonoma delle singole bande, e, in tal modo, ricompongono la varietà e la complessità del movimento di liberazione.
Anna Bravo è la prima giovane storica ad interpretare, con un approccio intelligente e innovativo, il rapporto tra la Resistenza e la popolazione contadina individuando nei piccoli proprietari dell’Astigiano un nuovo soggetto della lotta di liberazione.
Per la sua tesi di laurea Bravo intervista i combattenti, studia e interpreta i documenti e presta un’attenzione particolare agli ordini e alle relazioni sulle azioni militari dei comandanti stilati in fretta sulla carta da riso, conservati negli archivi dell’Istituto regionale piemontese, dell’Anpi di Asti e di privati.
Guido Quazza, relatore della sua tesi di laurea di Anna Bravo all’Università di Torino, scrive nella prefazione al volume a stampa: “Non è senza viva soddisfazione – perché non confessarlo? – che coloro i quali sono stati, in sia pur modesta misura, partecipi della vicenda partigiana, vedono crescere di numero dei giovani che si fanno studiosi di essa. Di là dall’evidente importanza d’un incontro fra generazioni attraverso la conoscenza di una esperienza eccezionalmente feconda di incitamenti morali e di insegnamenti politici, esiste una ragione di compiacimento strettamente storiografica”
Bravo, per ricostruire le fasi militari e politiche della resistenza astigiana, individua le caratteristiche economiche e sociali del territorio e approfondisce come tema di studio l’esperienza di autogoverno democratico della Giunta popolare di governo, che, nell’autunno del 1944, comprende quaranta comuni della zona liberata intorno a Nizza Monferrato, evidenziando il rapporto con la popolazione contadina.