Associazione Davide Lajolo Odv

Saggi

12/02/2006

Sulle storie di genere

Laurana Lajolo - editoriale n. 40 del “Quaderno di storia contemporanea”, Isral, 2006

Il numero 40 del “Quaderno” è interamente dedicato ai risultati del seminario Storie di genere, tenuto ad Alessandria il 19 settembre scorso, nell’ambito del progetto editoriale della rivista, che ha organizzato l’anno scorso un altro seminario, Anticomunismo/anticomunismi: momenti e figure della storia italiana, (Quaderno n. 38), con l’intenzione di riflettere sul dibattito storiografico e, se possibile, anche di anticiparlo in alcuni suoi aspetti per cogliere anche le tendenze più innovative della ricerca storica.
Come già nel precedente seminario, anche questa volta abbiamo fatto incontrare eminenti studiose/i  e giovani ricercatrici in un dialogo intergenerazionale, che ci interessa molto anche nell’ottica di offrire opportunità di confronto e di approfondimento sulle pagine della nostra rivista.
Femminismi e storie di genere propone, infatti, un approccio critico e non convenzionale alla storia dei femminismi e alla metodologia delle storie di genere, secondo l’impostazione suggerita da Luisa Passerini, che ha amichevolmente messo a nostra disposizione la sua intelligenza e la sua competenza. Sua è infatti la relazione introduttiva del “Quaderno” e il commento conclusivo.
I saggi di Liliana Ellena, Elena Pericola, Graziella Gaballo, Stefania Voli, Giada Giustetto, Leslie Hernandez, Vittoria Russo con i contributi di Franca Balsamo e Chiara Bertone e la ricostruzione di Maurizio Vaudagna sulla storia della maschilità, affrontano la riflessione critica sui processi storici dei femminismi per proiettarsi anche sui temi del lesbismo, del transgenderismo e delle identità delle emigrate dal Sud del mondo.
I due temi emergenti dalla ricerche si sostanziano nella ridefinizione della categoria di genere e nell’incontro incompiuto tra femminismi e politica.
Con diverse ottiche di ricerca, disciplinare, generazionale, locale/nazionale vengono delineate la complessità e la molteplicità dei femminismi e dei movimenti delle donne. E, come indica Gaballo, vanno anche ricostruiti i contesti, interrogandosi sull’uso e la selezione delle fonti di memoria nel loro rapporto con la storia.
Il lavoro di sistematizzazione e di rielaborazione in chiave multidisciplinare, auspicato da Franca Balsamo, vede l’apporto di  generazioni diverse, quasi a segnare i passaggi propri dei femminismi: dall’esperienza soggettiva al livello di elaborazione teorica del “pensiero della differenza”, all’attenzione delle studiose più giovani per le nuove tematiche, che mettono in discussione la stessa categoria di genere, così come è stata elaborata dal pensiero femminista.
Ma la stessa riflessione storiografica è in questo momento un work in progress, perché, come sottolinea Luisa Passerini, tracciare la storia dei femminismi comporta rivoluzionare l’approccio culturale in sede storica, ridefinendo nella sua pluralità la categoria di genere, come costruzione culturale, che ha assunto una pluralità di significati, oltrepassando il determinismo biologico.
E Maurizio Vaudagna affronta il tema della decostruzione del concetto di ruolo sessuale maschile, che si sostanzia nella crisi della maschilità e nella nuova dimensione delle relazioni sentimentali. Giada Giustetto, affrontando il tema del corpo a proposito del trasngenderismo e del travestimento, parla esplicitamente di oscillazione tra maschile e femminile nell’ambito di un’identità dinamica tra mascheramento e ambiguità fino alla confusione dei generi.
La categoria di genere viene interpretata da Passerini anche come ibridazione, includendo i concetti di generazione, di corpo, di appartenenze culturali e religiose in un’identità molteplice. Con questi strumenti interpretativi è quindi possibile affrontare i temi dell’immigrazione dal sud del mondo, misurando le distanze tra le donne occidentali e le donne migranti, ma anche mettendo in campo l’atteggiamento di partecipazione e di rispetto di culture diverse, come è avvenuto nell’esperienza teatrale condotta da Vittoria Russo con donne straniere abitanti in provincia di Alessandria.
Leslie  Hernandez, intervistando donne peruviane in Italia, ci dà una lettura interessante di quella migrazione come fenomeno ereditario, proveniente cioè da una prima migrazione interna dal villaggio a Lima e quindi in Italia, e anche come fenomeno con ricadute di modernizzazione del paese d’origine. La migrazione è, dunque, vissuta dalle donne come nuovo progetto di vita, come spinta all’emancipazione, come cambiamento di mentalità, aprendo opportunità per la consapevolezza di sé in un raffronto tra la cultura d’origine e quella del paese ospite.
Inoltre, Chiara Bertone evidenzia le nuove domande di cittadinanza rispetto alle culture  femministe, che si articolano nella libera  ricomposizione di diversi elementi di identità, andando verso il superamento della differenza di genere e dell’appartenenza di sesso come destino e includendo anche le donne straniere e le loro esigenze di cittadinanza nel rispetto delle identità e delle culture.
Altra tematica, che percorre molti saggi, è il rapporto e/o il conflitto tra le donne e le istituzioni, attraverso la considerazione del percorso storico dei movimenti femministi.
La radicale trasformazione della soggettività femminile e dei rapporti tra i sessi, con lo spostamento dei confini tra privato e pubblico, ha prodotto già negli anni Settanta la rottura con le istituzioni politiche, da cui i movimenti femministi si sono autoesclusi.  Le battaglie per la liberazione della donna furono condotte in aperta critica con l’emancipazione propugnata dalle militanti nei partiti tradizionali, che pure, come testimonia Carla Nespolo, ne hanno avvertito l’influenza nel loro impegno politico. E il risultato è che le istituzioni hanno mantenuto modelli maschili e gerarchici, non scalfiti dall’elaborazione e dalle pratiche femministe.
Liliana Ellena tiene, comunque, a sottolineare che i movimenti storici delle donne hanno svolto un ruolo rilevante nella storia della cittadinanza moderna, evidenziando nel presente la richiesta di una nuova presenza al femminile nella politica.
Elena Petricola  indica il referendum sul divorzio come lo spartiacque della modernizzazione culturale dell’Italia, anche se i movimenti femministi, sottovalutando il livello del conflitto politico nelle istituzioni, diedero maggiore importanza alla battaglia per la legalizzazione dell’aborto, puntando alla modificazione culturale e sociale dei rapporti familiari e delle relazioni sessuali.
E fu proprio il dibattito sul divorzio a mettere in crisi la presenza femminile in Lotta continua, come segnala  Stefania Voli: in quella circostanza il tentativo di dialogo all’interno della struttura rigida e verticistica secondo il modello maschile del gruppo extraparlamentare fu inficiato da pregiudizi e stereotipi e quindi interrotto.
La separatezza voluta ed affermata dei femminismi dagli organismi politici e istituzionali ha lasciato  irrisolto non solo il rapporto tra donne e politica, ma anche quello tra nuove soggettività politiche e non politiche e la democrazia. La democrazia sarà compiuta, infatti, quando si sostanzierà del binomio uguaglianza e differenza nella definizione di cittadinanza, acquisendo il contributo delle pratiche culturali dei femminismi non solo per il riconoscimento dei diritti delle donne, ma di tutti coloro che si dichiarano “diversi” rispetto agli stereotipi sociali.
E’ un problema aperto il rapporto tra le donne e la democrazia non solo nel nostro paese e in Occidente (dove in larga parte le donne sono ancora ininfluenti nelle istituzioni e nelle assemblee elettive) ma, ovviamente, anche nei Paesi improntati da modelli patriarcali.
E, infatti, in alcuni saggi viene affacciata una riflessione sul futuro delle culture femministe nella dimensione mondiale e plurale con l’apertura alla ricchezza di esperienze delle donne dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia. Lo studio dei loro percorsi migratori da società tradizionali ai modelli occidentali si apre all’ipotesi di costruire reti transnazionali di solidarietà e di scambio, rilanciando il carattere internazionale delle pratiche e delle elaborazioni femministe.

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