22/02/2022
Da Davide Lajolo FENOGLIO Un guerriero delle Langhe (Rizzoli 1978)
Centenario della nascita di Beppe Fenoglio
Alba, la sua città ritorna costantemente in una viscerale nostalgia anche nei racconti di guerra quando batte la langa in divisa da guerriero partigiano. Ma le langhe sono nelle sue vene, sono il sangue che erompe, sono le sue ossa, sono il suo volto magro, sono eguali a lui, sono lui stesso con gli strapiombi e i bricchi, i ritani e le cascine dove latrano cani alla catena.(…)
Alba sta a Fenoglio in un rapporto analogo a quello che egli ha per sua madre. Un amore cocente rotto da scatti irrefrenabili,(…)Le langhe sono suo padre e tutti i Fenoglio da cui è orgoglioso di discendere. (…)
Le parole che Fenoglio usa sono inventate, anzi scavate riscoperte nel cuore della terra, dai muri corrosi delle case, cariche di confidenze come quando si rivolge alla propria madre nel linguaggio misterioso che fa calore e sentimento tra ogni madre e ogni figlio.
Beppe le parole non le ricerca nei recessi della letteratura con procedimento intellettualistico ma le fa così, come con le mani, quando costruiva da bambino le sue case di terra o alzava al vento i suoi aquiloni.(…)
Non si può avere alcun timore di nominare grandi personaggi parlando di Beppe Fenoglio. Se Dostoevskij s’immergeva nel sottosuolo per ritrovare i semi della sua rivolta e Shakespeare scuoteva i fulmini dell’universo mettendo allo scoperto l’eterno dramma umano, Fenoglio ha anch’egli bisogno di affondare il bisturi nell’atroce per essere più forte del suo stesso fisico e vincere la fragilità della sua psiche. (…) Fenoglio ottiene nella sua narrativa il controllo feroce dei sentimenti.