22/02/2022
Italo Calvino FENOGLIO UNO SCRITTORE SENZA EREDI (1968)
Centenario della nascita di Beppe Fenoglio
Beppe Fenoglio riuscì ad essere un uomo appartato e silenzioso in un’epoca in cui gli scrittori cadono facilmente nella trappola di credersi personaggi pubblici. Seppe così bene difendersi, che oggi di lui uomo non ci resta che un’immagine dai tratti risentiti e alteri, ma in fondo solo una maschera dietro alla quale si cela qualcuno che continua a restarci sconosciuto.
Finora l’unica testimonianza che ci fa sapere qualcosa di più su di lui è quella di un amico, il filosofo Pietro Chiodi (“La Cultura”, 1965, p.1-7). A Chiodi, che conosceva bene l‘uomo Fenoglio, o almeno aveva più elementi per conoscerlo, è l’opera che si presenta imprevedibile e misteriosa, che fa resistenza alle sue chiavi interpretative, e lo porta a domandarsi le ragioni generali ella dimensione letteraria, di questo sistema d’opposizioni simboliche che è la letteratura.
La stessa sollecitazione a rimeditare l’essenza dell’operare letterario viene pure a noi dalla riflessione su Fenoglio, anche se per noi la pagina scritta è stata e resta il punto di partenza dell’indagine. L’opera di Fenoglio contenuta in poche centinaia di pagine e culminante nel tagliente crinale di Una questione privata, è come la parte emersa di un iceberg, che presuppone un blocco interiore sommerso.
Beppe Fenoglio è stato forse l’ultima incarnazione di una figura storica di scrittore che marcò di sé le storie letterarie del secondo quarto di questo secolo ed è ora scomparsa senza lasciare eredi: scrittore che esprime insieme la solitaria coscienza di una tensione interiore e il mito estroverso di una vita pratica e attiva. E come i migliori di quella sparsa falange, scese a banco di prova della sua volontà e della sua grazia, lo stile. Lo stile, cioè il punto in cui si salano individualità e comunicazione, contenuto etico e forma.
(Il testo è stato pubblicato in “I quaderni n.4” dell’Istituto Nuovi Incontri Fenoglio inedito, Asti, 1968).