08/12/2024
La biblioteca aperta di Anita Bogetti
di Laurana Lajolo
La Biblioteca luogo di incontro
Biblioteca è un vocabolo che evoca libri, incontri, silenzio, progetti, autori, scambi di idee. Questo diventa reale quando si crea la fusione tra i compiti di conservazione della cultura e la passione di chi rende la Biblioteca luogo di vita. E questo fa Anita Bogetti, Mimma per gli amici, nei suoi anni di direzione della Biblioteca Consorziale Astense. Libera il “libro” dalla “teca”, scrigno ma anche ripostiglio. Modifica un luogo di lettura elitario in un servizio pubblico aperto e democratico, opera per creare nuovi spazi, fisici e mentali. Ha “cura” per i libri e della memoria e della cultura che racchiudono e li abita e li fa abitare con intelligenza e apertura a opinioni, ricerche, azioni.
Anita Bogetti è direttrice della Biblioteca Consorziale Astense per trent’anni, svolgendo un ruolo importante per la città. Trasforma un luogo vetusto e chiuso nel centro culturale più importante della città, un modello a livello regionale e nazionale. Rende la sede della vecchia Biblioteca uno spazio giovane, aperto, accogliente, ricco di libri e di persone. Porta i libri nei paesi con Bibliobus. Regala un libro ai neonati “Nati per leggere”. La Biblioteca viene gremita di studenti e i bambini giocano con i libri.
Mimma considera la lettura un divertimento e così la propone alle scuole. Svolge attività nella Casa di riposo e in carcere. Quando ci sono ancora ad Asti i ragazzi di leva in Caserma, prolunga l’orario del luogo di cultura anche alla sera appositamente per loro. E’ attenta alle esigenze degli stranieri con l’acquisto della letteratura dei loro Paesi. Per riqualificare la Biblioteca Astese, Mimma presta, dunque, anche attenzione ai grandi cambiamenti e ai nuovi bisogni di cultura della comunità.
Per Mimma i libri sono maestri anche per rispondere alle domande della vita: leggere come piacere, come sapere, una chiave per capire il presente partendo dal passato. Tiene tanti libri sulla sua scrivania, anche sulla vecchia poltrona, dove è accoccolato il gatto Pippo e poi la gatta Pippola. Li tiene vicino, quasi a proteggere la sua delicata sensibilità. Forma una generazione di bibliotecari capaci di vivere con i libri e di farli apprezzare agli utenti. Invita in Biblioteca gli autori più importanti del momento, promuove corsi per gli insegnanti che gestiscono le biblioteche scolastiche, conduce con sobria eleganza, senza indulgere a protagonismi, incontri di alta qualificazione culturale. Sostiene la formula originale del primo festival letterario in Italia “Chiaroscuro”, che coinvolge la cittadinanza, ospitando con senso di amicizia autori di livello internazionale, anche piuttosto estrosi e esuberanti. Apprezza la fantasia e la passione civile che gli scrittori portano in città, “una bella ventata”[1].
Mimma ha una grande capacità di ascoltare, spesso rimanendo in silenzio, ma poi fa un amichevole commento. Ha fiducia nelle persone e prova piacere a incontrarle nelle pagine scritte.I suoi intensi occhi azzurri e il suo dolce sorriso invitano alla conversazione e anche alla confidenza. Scambio spesso con lei idee sui libri e i cantautori, sui figli, sui pensieri e sentimenti. Condividiamo la convinzione che le istituzioni culturali abbiano il compito di progettare strategie culturali e non singoli avvenimenti e occasioni di intrattenimento. Con la riservatezza elegante che le è propria, Mimma svolge compiti gravosi e complessi con il gusto di fare un lavoro che non le sembra un lavoro.
Mimma è disponibile a collaborare con tutti e lo dimostra nel 1985 con la gestione della rivista “Palinsesto”, che testimonia una stagione importante della storia della cultura astigiana.
Per ricostruire il lavoro di Mimma mi riferisco a “Palinsesto” come fonte principale.
1975 L’attività della direttrice appassionata di libri
Anita Bogetti vince il concorso di direttrice del Consorzio della Biblioteca Astense nel 1975. Con lei lavorano tre dipendenti, che lei definisce “una pattuglia volonterosa e affiatata a guardia dell’esercito silenzioso dei libri”[2] nei locali, consunti da tempo, situati dal 1903 al piano terreno di Palazzo Alfieri[3]. Leonardo Carreris[4], che nel 1953, ha effettuato in Biblioteca una ricerca su Bottallo li descrive così. L’entrata nel cortile è molto modesta. La sala di consultazione è piena di scaffali con due o tre tavoli e pochi posti a disposizione per la lettura. C’è un brusio diffuso e gli schedari non sono aggiornati. Il lungo corridoio è circondato da scaffalature alle pareti. I frequentatori sono pochi: qualche studente e qualche studioso. Gli addetti hanno lo stesso spirito dei locali. La stanza del direttore è piccola con un grande tavolo pieno di libri e carte, ci sono mobili d’epoca, due poltroncine in panno azzurro, un armadio con una fitta grata metallica che conserva volumi antichi.
Bogetti lascia una breve esperienza di insegnante nella media dell’obbligo, perché ha la passione per i libri, da leggere e da far leggere. Prende posto nella piccola direzione, che apre alla conversazione con gli amici, e si occupa subito di rendere accogliente la sala di consultazione, nonostante il vecchio parquet scricchiolante. Progetta la Biblioteca a scaffalatura aperta, dove l’utente possa consultare autonomamente i libri, sotto l’occhio vigile dell’addetto di turno.
Mette subito la Biblioteca a disposizione degli insegnanti, delle scuole, dei giovani, di nuovi utenti, incrementando i prestiti, organizzando incontri con gli scrittori, corsi culturali, seminari. Oltre all’iniziativa “Nati per leggere”, che dona un libro a ogni neonato, dota la Biblioteca di una sezione di letteratura per l’infanzia, che diventa uno spazio per i bambini, che si divertono con i libri. Organizza corsi di formazione per insegnanti sulla gestione delle biblioteche scolastiche. Prolunga l’orario di apertura del venerdì per consentire l’accesso ai libri alle reclute della Caserma in libera uscita.
Nel 1976, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Asti, Bogetti avvia il primo decentramento nel quartiere di Asti Est e alla Casa di Riposo. Nel 1979 le biblioteche di quartiere in città sono quattro e nel 1981 vengono aperte quelle delle frazioni di S. Marzanotto, Quarto, Revignano e Montemarzo con una dotazione di 100-150 libri per ciascuna e abbonamenti a giornali e a periodici. Nel 1984 viene incaricato del personale per il decentramento della lettura e le biblioteche di quartiere si caratterizzano per attività inerenti alla musica, all’urbanistica, alle letture per ragazzi, ai libri d’arte. La rete si allarga anche a Nizza Monferrato, Canelli, S. Damiano[5]. Negli anni vengono compresi altri Comuni con varie proposte culturali, dal libro alla fotografia, dal cinema al jazz.
La direttrice pone con gentilezza, ma anche con fermezza, i problemi da risolvere ai Presidenti e ai consiglieri del Consorzio, che riconoscono la competenza e il grande impegno di lavoro, oltre alla capacità di affrontare le questioni spinose, spesso con dei costi emotivi personali senza mai palesare le frizioni con gli amministratori.
Nonostante la fatiscenza dei locali, la Biblioteca diventa un luogo di studio, di incontri, di vita, punto di riferimento d’eccellenza della cultura, un esempio tra le altre biblioteche piemontesi per i programmi di lettura e un punto di riferimento per l’ufficio dei Beni librari della Regione. E ben presto la direttrice segnala l’urgenza di un ampliamento della sede.
Il Sistema Bibliotecario Astigiano e il “Palinsesto”
Nel 1986 la Biblioteca Consorziale Astense è riconosciuta Centro Rete del Sistema Bibliotecario Astigiano[6]. Nel sistema astigiano sono confluite 29 biblioteche (su 48 esistenti sul territorio provinciale) e il rapporto tra il sistema e la popolazione risulta superiore alla media regionale. Sono previste visite periodiche dei bibliotecari per monitorare il funzionamento decentrato. La schedatura è centralizzata con possibilità di scambi.
Viene nominato il Consiglio di sistema con il compito di pianificare la politica bibliotecaria sul territorio, che consiste nell’acquisizione e catalogazione dei libri da distribuire alle biblioteche collegate e ai posti di prestito e il coordinamento di attività di animazione[7]. Si profila, dunque, l’incrocio tra attività bibliografica e organizzazione dell’attività culturale, ritenute funzioni principali della Biblioteca.
In quello stesso anno la Biblioteca diventa capofila degli Enti culturali della città e degli Assessorati alla cultura di Comune di Asti e Provincia con la pubblicazione del “Palinsesto”[8], notiziario periodico degli enti culturali, di cui assume la direzione Valerio Miroglio, giornalista brillante e artista, che è membro del Consiglio di amministrazione della Biblioteca. La redazione è formata dai responsabili degli enti e propone una fisionomia delle politiche culturali di Asti e della sua provincia. Il periodico rappresenta il tessuto vivo di confronto e di collaborazione tra gli enti culturali, Archivio di Stato, Archivio storico del Comune di Asti, Centro Studi Alfieriani, Istituto per la storia della Resistenza, Servizio Istruzione e progetti educativi del Comune di Asti, Astiteatro, Amministrazione comunale di Asti e Amministrazione provinciale. La redazione e il direttore, puntando sulla riconosciuta competenza, si riservano ampi spazi di autonomia.
La testata riproduce il frontespizio degli Statuti. La grafica è sobria e elegante con un interessante apparato fotografico d‘autore o di carattere storico per ogni numero. Gli editoriali sono il risultato di un confronto collettivo e non vengono firmati, perché elaborati da tutta la redazione. Nel 1987 la redazione ospita la rubrica “Le opinioni degli altri” per allargare le occasioni di confronto[9].
L’esperienza rappresenta un’assoluta novità a livello nazionale ed è così apprezzato dai lettori che nel 1988 Il presidente del Consorzio della Biblioteca Salva Garipoli prende la decisione di passare da 2500 a 15.000 copie a numero per consentire la più ampia circolazione di idee[10].
Ogni numero del “Palinsesto” offre i resoconti delle attività culturali e delle problematiche storiche e attuali, illustrate da brevi saggi. Gli interventi vertono sulla valorizzazione del patrimonio pubblico dei beni culturali del territorio, sulla conseguente ricaduta sul tessuto economico del territorio, sul rapporto tra gli operatori culturali e la scuola.
Viene dato particolare rilievo alla carenza di spazi culturali. In quel momento sono chiusi il Teatro Alfieri e la Pinacoteca, in fase di ristrutturazione il Museo paleontologico al Battistero di S. Pietro e il Museo del Risorgimento e i locali della Biblioteca sono del tutto inadeguati.
Gli spazi culturali
Sono frequenti le sollecitazioni della redazione verso gli amministratori perchè intervengano con progetti adeguati di spazi polivalenti per rispondere alle esigenze delle accresciute attività culturali e alla richiesta di cultura da parte dei giovani[11], sottolineando, in particolare, che la Biblioteca non ha più spazio per incrementare il patrimonio librario.
La nuova sede della Biblioteca diventa il tema principale del “Palinsesto”. Già nel secondo numero il periodico denuncia il pericolo di “asfissia” della Biblioteca con la frase provocatoria: o abolire i lettori o allargare la Biblioteca e dotarla di servizi adeguati alle esigenze di un pubblico in continua crescita. Il numero ospita un dibattito, che coinvolge amministratori, insegnanti e utenti, dal titolo “Tre ipotesi per il futuro della Biblioteca”, in cui si esaminano le proposte in campo: ampliamento della sede in Palazzo Alfieri oppure trasferimento all’ex Michelerio o a Palazzo Di Bellino.
Anita Bogetti segnala che è necessario un ampliamento di almeno 200 mq a disposizione degli utenti e di 50 metri di scaffalature in funzione della Biblioteca aperta, più 150 metri per il magazzino. E evidenzia che, nonostante non ci sia incremento di popolazione in città, il numero degli utenti è in continuo aumento. Nella nuova sede prefigura anche lo spazio per una ludoteca, “una cosa bellissima”. Solo con il raddoppio della superficie la Biblioteca diventerebbe adeguata come luogo d’incontro e di attività diverse. La politica culturale della direttrice è condivisa da altri interventi della redazione e dagli stessi utenti. La direttrice si dimostra sempre attenta alle esigenze dell’utenza e alla sua partecipazione, parla spesso con i lettori accettando i suggerimenti.
Il progettista arch. Balbo e il Presidente della Biblioteca Dal Cielo sono propensi per l’ampliamento, ma prendono in considerazione anche la possibilità dell’ex Michelerio come sede culturale polivalente, sostenuta dall’arch. Giorgio Platone, già assessore all’Urbanistica del Comune. A commento del dibattito la redazione rileva una certa insensibilità da parte delle amministrazioni pubbliche al problema della nuova sede e ribadisce l’esigenza di decisioni immediate per garantire il servizio pubblico[12].
I nuovi compiti della Biblioteca
Anita Bogetti amplia ancora la gamma dell’offerta culturale. Con il prof. Emanuele Bruzzone, membro del CdA della Biblioteca, progetta il corso “Alfabeti per sopravvivere”, in cui esperti qualificati spiegano come l’ecologia sia una scienza globale e non un’utopia regressiva. L’iniziativa formativa ha successo di adesioni e di partecipanti e ha un seguito negli anni successivi.
Il periodico ospita le riflessioni sulla funzione delle biblioteche pubbliche e private. Le biblioteche sono state istituite come centri di raccolta e conservazione, ma, dopo il prorompente mutamento sociale iniziato negli anni Sessanta, che ha segnalato l’esigenza di partecipazione, si sono aperte ad accogliere l’espressione delle tendenze del territorio e ad aprire spazi per le richieste culturali emergenti di nuovi soggetti politici e sociali. Negli anni Ottanta sono emerse proposte di servizi informativi e formativi con strumenti e materiali: dai libri alle mostre, dai dibattiti agli incontri. Quindi la Biblioteca Astense si propone come centro culturale polivalente e parte integrante e irrinunciabile della vita del territorio, e promuove la formazione del personale addetto ai servizi culturali e educativi[13]. Le stesse istituzioni culturali si pensano come laboratori di storia, di scienza e letteratura in funzione della scuola.
La visione dinamica della cultura
La redazione del “Palinsesto” coglie le nuove esigenze e, rivolgendosi agli amministratori, “non sempre sensibili al fascino discreto della cultura”[14], ribadisce che la Biblioteca, costretta in uno spazio vetusto, chiuso e asfittico, deve essere finalmente dotata dello spazio aperto adeguato ai progetti innovativi che sta perseguendo. Gli spazi culturali non devono, infatti, essere ritenuti una cosa accessoria, ma un investimento nel patrimonio culturale della collettività, che ha un ritorno sociale e economico.
Molti articoli del “Palinsesto” sostengono, dunque, una visione dinamica della cultura, non considerata come bene di consumo, ma come azione culturale di promozione del patrimonio della città e di stimolo per le decisioni delle istituzioni pubbliche.
In un editoriale, dal titolo “Quale cultura?”[15], il direttore Valerio Miroglio afferma che nelle Amministrazioni manca una visione complessiva culturale, cioè una visione democratica del governo. E rimarca che sono pochi gli investimenti nella cultura e si affermano, piuttosto, valori politici contrari al pluralismo.
Nel numero successivo vengono pubblicati i dati sullo sviluppo progettuale del Servizio bibliotecario. Nell’articolo “La Biblioteca in numeri”[16] si sottolinea che i servizi sono efficienti malgrado le carenze strutturali. I prestiti sono aumentati del 16%, si è incrementato il coinvolgimento degli insegnanti, ma il dato più confortante e stimolante, a conferma della validità dell’indirizzo culturale della “Biblioteca aperta”, è l’aumento degli gli studenti (+ 75%) e della frequenza giornaliera di circa 200 utenti.
I risultati vengono ripresi dalla mozione, presentata da due consiglieri di minoranza in Consiglio comunale, in cui si denuncia la situazione di precarietà della Biblioteca nello svolgimento delle sue funzioni, sostenendo le proposte di ampliamento. Alla mozione pubblicata sul “Palinsesto”
rispondono il sindaco Giorgio Galvagno, che promette il raddoppio degli spazi in palazzo Alfieri, e il presidente dell’Amministrazione provinciale ing. Tovo, che riconosce l’esigenza di potenziare la più importante istituzione culturale, ricercando anche finanziamenti esterni. Interviene anche il presidente della Biblioteca Salva Garipoli, che sollecita le Amministrazioni del Consorzio a trovare un accordo per l’intervento concreto e i finanziamenti adeguati alla Biblioteca, poichè mancano i soldi per acquistare libri con il rischio di fermare l’attività culturale dell’ente.
La redazione commenta quella discussione con la “considerazione spiacevole” che tutti si dichiarano d’accordo sulla necessità di intervenire, ma che non c’è niente di fatto. E una seconda “considerazione spiacevole” riguarda il confronto con il comportamento di altre Amministrazioni, portando l’esempio della Biblioteca di Cuneo, che gode di grande considerazione pubblica e di interventi efficaci.
Presentando su quello stesso numero del periodico i bilanci della Biblioteca, il presidente Garipoli fa l’amara riflessione che la cultura di Asti è “nascosta” e sottovalutata dalle Amministrazioni[17]. Al di là delle affermazioni, il Presidente non riesce a definire la questione.
La quotidianità della cultura
Circa un anno dopo, il “Palinsesto” deve ancora lamentare la mancanza di finanziamenti per la Biblioteca, ribadendo che la carenza di spazi (sono ancora chiusi Teatro Alfieri e Pinacoteca) porta al deterioramento dei valori culturali e associativi. Propone, dunque, di costituire un organismo informale, anche provvisorio e mutevole nei suoi componenti, non gerarchico, per soddisfare la domanda di cultura[18].
Nonostante lo stato delle cose, la direttrice non riduce l’attività, anzi destina del personale al funzionamento delle biblioteche scolastiche e inizia corsi di formazione per insegnanti elementari e operatori scolastici.
Il presidente Garipoli, alla vigilia delle elezioni comunali, su un numero speciale del “Palinsesto”, pone alcune domande ai candidati di tutte le liste riguardanti la promozione della cultura e il suo ritorno economico e, in specifico, la funzione della Biblioteca e la necessità di nuovi spazi.
L’editoriale della redazione, “La quotidianità della cultura”, evidenzia come i servizi culturali non debbano intendersi come iniziative singole, ma come insieme di strumenti culturali, educativi, sociali, sanitari che identificano la civiltà di un Paese. Cioè solo la quotidianità della cultura garantisce lo sviluppo della comunità, ma Asti è scesa nella graduatoria nazionale dei servizi sociali e culturali. Se questi venissero a mancare si cancellerebbe ogni forma di “deposito di memoria, di civiltà e di storia” e, di conseguenza, l’impossibilità di capire il presente. La riduzione di spazi fisici significa, infatti, riduzione di spazi mentali, che non possono essere sostituiti da eventi effimeri di massa, per cui si fanno cospicui investimenti.
“La Biblioteca in numeri” diventa una rubrica fissa del periodico, in cui viene segnalata l’intensa attività diretta da Anita Bogetti: 67.000 volumi, apertura settimanale di 40 ore, 3000-4000 accessi all’anno, 22.404 prestiti, 100 riviste in abbonamento. Ma, nonostante questi dati positivi, la spesa pro-capite di L. 3,917 è molto ridotta rispetto ad altre Biblioteche italiane.
Nel numero speciale la redazione risponde alle critiche avanzate da parte di politici che il periodico non è un gruppo chiuso, bensì a disposizione di tutti. Si dichiara attenta al rapporto con gli enti pubblici finanziatori, ma rivendica la propria funzione dialettica contro ogni strumentalizzazione: la redazione vuole mantenere la libertà delle proprie opinioni nell’ambito degli indirizzi generali degli enti consorziati e del Consiglio di Amministrazione della Biblioteca[19].
L’insistenza nella denuncia di scarsa attenzione alla cultura comincia, dunque, a far sentire i suoi effetti e Anita Bogetti deve esercitare le sue buone doti diplomatiche verso gli enti consortili. Nel numero successivo viene, infatti, dato spazio alle dichiarazioni degli amministratori riguardanti i nuovi spazi per la Biblioteca. I membri del Consiglio di Amministrazione si dichiarano concordi nel ritenere inadeguati gli spazi e i finanziamenti, che possono compromettere l’ottimo lavoro della direttrice e dei bibliotecari. Interviene anche il personale per sottolineare i servizi erogati quotidianamente a utenti, studiosi, e studenti e spiegare come negli ultimi anni sia cambiato il modo di usare la Biblioteca. Inoltre richiama l’attenzione sul fatto che il dibattito sulla sede dura da dodici anni senza l’adeguamento degli spazi e che alcuni dipendenti hanno un contratto precario, segnali del colpevole stato di disinteresse verso la Biblioteca[20]. La direttrice riesce, comunque, a mantenere un buon rapporto di collaborazione con i bibliotecari.
Nel numero successivo del “Palinsesto” vengono chiamati in causa i nuovi assessori, a cui sono sottoposte le stesse domande rimaste senza risposta durante la campagna elettorale[21]. Gli amministratori rispondono con frasi generiche sull’importanza della cultura, dichiarando di impegnarsi a cercare i finanziamenti. Viene anche affacciata l’esigenza di ridefinire il consorzio tra Comune e Provincia.
Sullo stesso numero Bogetti dà notizia del convegno sulla lettura come arricchimento personale, in cui si è illustrata la sintesi dei tre corsi aggiornamento di insegnanti bibliotecari sui laboratori di lettura.
La nuova sede
Dal primo numero del 1991 la direzione del “Palinsesto” viene assunta da Anita Bogetti. Nel suo commiato Valerio Miroglio tiene a sottolineare che il periodico si è costantemente migliorato, accogliendo le osservazioni critiche, ma respingendo quelle pretestuose, come le critiche generiche e i rimproveri di avere posizioni chiuse, elitarie, noiose. Ricorda che si sono rifiutati i tentativi di inserire elementi estranei per esercitare pressioni sul giornale[22]. L’autonomia della redazione viene ora salvaguardata da Anita Bogetti..
Lo stesso numero ospita il saluto del nuovo Presidente, Ottavio Coffano, il quale sottolinea il grande fascino esercitato dal periodico capace di analisi complesse e precise, non omologate e mai banali, su micro-sistemi compositi. E si impegna a continuare l’esperienza[23].
Nel frattempo si è scelto di ampliare gli spazi con la nuova sede in via Goltieri ed è stato redatto il progetto. L’utenza è in aumento e, nonostante i disagi dei locali e le limitazioni di personale, l’orario è ampliato, rendendolo continuato in due giorni alla settimana. La riflessione ironica della redazione è che ci sono due strade: o abolire i lettori o allargare a Biblioteca[24]. La Biblioteca inizia a occuparsi del rapporto tra letteratura e cinema con seminari e corsi.
Affrontando i tagli di spesa ai settori culturali, la redazione sottolinea l’irrinunciabile valore formativo della cultura, rivendicando competenze e libertà di pensiero. E nel contempo, ricorda alla politica che deve assolvere a un compito analogo a quello della cultura, quello di realizzare la vita dell’uomo nello spazio pubblico[25]. Con riferimento alla Dichiarazione di Brema del Consiglio d’Europa del 1983, evidenzia l’importanza sociale ed economica della cultura a livello locale. A fronte della stretta finanziaria avanza proposte di allargare la collaborazione alle forme comunicazione e iniziative editoriali per razionalizzare alcune spese. In merito vengono pubblicate dichiarazioni di responsabili degli enti e di amministratori locali e regionali[26].
La redazione, attenta al disagio giovanile e alla dispersione scolastica, si dichiara disponibile a collaborare con il Centro giovani del Comune di prossima apertura. Ribadisce che le spese per la cultura sono un investimento, non una concessione, perché, attraverso la conservazione e la promozione del patrimonio, si accresce la qualità della vita quotidiana, come dimostra l’esperienza del “Palinsesto”, in cui le diverse competenze degli enti, coordinati tra loro, rispondono alla poliedricità della domanda di cultura da parte dei cittadini. La direttrice, convinta della collaborazione tra istituzioni culturali, ne sostiene la validità in prima persona nelle varie sedi decisionali.
Sempre attenta ai piccoli lettori, Bogetti organizza con le scuole la rassegna dal titolo affascinante “Leggi un libro cattura le stelle”. Le voci dei bambini, ispirate alla lettura come veicolo di cultura e di educazione alla tolleranza, sono riportate sulle pagine della rivista nella sezione speciale “Palinsestino”, ricco di pensieri e disegni, di sogni e di paure, con commenti degli insegnanti e scritti di autori per l’infanzia[27].
Viene avviata la procedura della computerizzazione dei cataloghi e l’automazione dei prestiti[28]. I prestiti di libri hanno raggiunto il numero di 25.000 e il personale consta ora di nove bibliotecari.
Bogetti apre spazi per gli utenti extracomunitari e inizia ad acquistare classici della letteratura straniera in lingua originale, un segno di grande attenzione ai cambiamenti del tessuto sociale, nell’ottica della convivenza e del rispetto reciproco.
Quando la nuova sede della Biblioteca è quasi pronta, il Presidente Coffano lancia “La lettura continuata” di un capolavoro, sottolineando che l’ente è sempre più orientato a fornire servizi, a promuovere l’editoria e la diffusione del libro, a collaborare con la scuola e con l’Università.
La Biblioteca itinerante
Dopo l’esperienza di Bibliobus, le biblioteche di quartiere, il servizio nella Casa di Risposo di Asti, e quello di consegna a domicilio per ammalati e disabili, nella primavera del 1994 la Biblioteca va anche in carcere, sottoscrivendo la convenzione con la Casa circondariale di Asti e il Ministero della Difesa. Quattro obiettori bibliotecari programmano le attività in base alle preferenze dei detenuti. La prima fornitura è di 300 libri con un orario di tre mattinate alla settimana. I detenuti, accompagnati da un educatore, possono scegliere direttamente il libro a scaffale aperto. Gli obiettori bibliotecari raccolgono le loro richieste: il Corano in arabo, vocabolari e grammatiche delle loro lingue, corsi di computer. In breve tempo I libri depositati aumentano di 600 volumi e i prestiti raggiungono la cifra di 150. Gli operatori si sentono gratificati da quell’impegno[29].
Quando, nel marzo 1995, il Ministero della Pubblica Istruzione emette una circolare sulla lettura nelle scuole, Bogetti, forte dell’esperienza avviata negli anni precedenti con il gruppo scuola-biblioteca, elabora in collaborazione con gli insegnanti un progetto pilota della lettura come momento ludico: letture ad alta voce, anche con la partecipazione di attori, corsi di dizione e animazione, incontri con gli autori più qualificati di letteratura per l’infanzia. Organizza il convegno “Educazione alla lettura” per famiglie e bambini e un mercato dei libri per l’infanzia. Il progetto viene illustrato al Salone del libro e diventa un modello a livello nazionale[30].
Tra il 1994 e il 1995 si sviluppa il dibattito sull’istituzione a Asti di corsi universitari e “Palinsesto” ospita molti contributi sugli orientamenti di scelta.
Finalmente il 3 ottobre 1995 viene inaugurata la nuova sede della Biblioteca in via Goltieri. E’ raggiunto un obiettivo importante, che ha richiesto molto lavoro e molta determinazione da parte della direttrice, dei Presidenti e dei collaboratori.
Il festival Chiaroscuro
Ora che ci sono spazi adeguati, si intensificano le presentazioni delle novità librarie con gli autori.
Nel corso per insegnanti “Dal libro al film” del 1996, Mimma, lettrice di gialli, invita anche l’editore Marco Tropea e Laura Grimaldi editor dei “Gialli” Mondadori. Il giorno dopo l’incontro, il 26 febbraio scrive una lettera al Presidente della Biblioteca Renato Bordone, definendo quella lezione “una cosa bellissima” e propone una collaborazione. L’editore Marco Tropea intende costituire a Asti un Centro sulla letteratura gialla. Bogetti si attiva per definire la convenzione che porta alla Biblioteca 6000 volumi della biblioteca di Alberto Tedeschi, già direttore della collana dei “Gialli” Mondadori.
Nel 1997 la Biblioteca dà inizio, con Marco Tropea e Laura Grimaldi, all’ originale rassegna “Chiaroscuro”, il primo festival letterario in Italia che si contraddistingue per i percorsi tra “ombre” e “enigmi”, come dice la citazione di Marguerite Yourcenar, da cui viene tratto il titolo: “Chiaroscuro, ombra insidiosa, dove si muovono senza rumore le statue, una voce melodiosa vi bisbiglia le cose taciute. Enigmi che il cuore risolve, segreti pagati molto caro, ogni saggio è il discepolo di un folle, ogni anima si ammaestra con la carne”.
L’entusiasmo creativo di Tropea affascina Anita Bogetti, che, affiancata da Donatella Gnetti, organizza gli incontri con gli autori, dibattiti, opere teatrali, concerti di Giovanna Marini, Teresa De Sio, Modena City Ramblers, Fiati pesanti e altri, spettacoli per bambini, mostre. Qualche edizione si chiude con “festa a oltranza”. Il pubblico del festival è soprattutto giovane.
Gli scrittori soggiornano a Asti per tutti i giorni del festival. I latino-americani Luis Sepulveda, Paco Ignacio Taibo II, Daniel Chavarria, Miguel Bonasso, Anton Quintana, l’inglese Michael Pye, lo statunitense Jerome Charyn, gli italiani Bianca Pitzorno, Carlo Lucarelli, Giorgio Faletti, Gianni Minà, Danilo Arona scrittore di fantasy e mistery e molti altri incontrano lettori e studenti, animando con la loro esuberanza la vita della città. Quella festa letteraria solleva critiche e polemiche da parte di esponenti politici, che si acuiscono, nonostante il successo. Anche il Presidente Ottavio Coffano è preoccupato che l’esplicito orientamento del festival comprometta il ruolo della Biblioteca. Bogetti, che ha sempre difeso la formula e mitigato anche le intemperanze di Marco Tropea, perché convinta che il festival rappresenti una qualificante occasione culturale, è colpita da un grave lutto familiare che l’addolora profondamente e la allontana dal suo impegno in Biblioteca.
Venendo a mancare il suo apporto, nel 2004 Marco Tropea, deluso dagli amministratori, con una lettera al Presidente della Biblioteca Renato Bordone, in cui lamenta la carenza di finanziamenti, oltre a un’irritante indifferenza delle istituzioni e a insanabili divergenze, interrompe la programmazione del Festival[31].
Il fascino della narrazione
In quell’anno Anita Bogetti va in pensione, ma continua a occuparsi di libri. Fa nascere la “Cascina del Racconto” in via Bonzanigo, così confacente alla sua idea di narrazione, e organizza la “borsa dei libri” perchè i libri usati non siano dimenticati e trovino nuovi sguardi di lettura. Mantiene l’amicizia della funzionaria regionale Bianca Gera, sostenitrice delle iniziative della biblioteca di Asti e poi del progetto della Cascina del Racconto per la “Fratellanza dei Militari di Congedo”, antica organizzazione di mutuo soccorso, che accolse Mimma come socia, unica donna della storia dell’associazione.
Mimma trova, al di là delle funzioni pubbliche, in un salotto letterario accogliente e creativo, la sua cifra più intima nel piacere della lettura con molte iniziative tese a valorizzare la narrazione scritta e orale, continuando a tessere il filo della letteratura e della creatività con l’elegante naturalezza di chi possiede la cultura come parte della propria vita.
Collabora, con entusiasmo, alla rivista “Astigiani, di cui è per qualche tempo vicepresidente. Quando parla della tua esperienza in “Confesso che ho vissuto”, dice che i libri sono una componente importante della sua sensibilità e della sua partecipazione agli avvenimenti, insomma, della sua vitalità e intelligenza. Ricorda gli anni della Biblioteca come intensi, anche con momenti faticosi, ma vissuti con il gusto di fare un lavoro che non le sembrava un lavoro. “Mi sono divertita a veder crescere la Biblioteca”[32].
Poi, in un freddo giorno di dicembre del 2023, Mimma scivola via dalle nostre vite, con discrezione, in silenzio.
Il saggio è stato pubblicato su “il platano”, anno XLIX - 2024
[1]A. Bogetti “Confesso che ho vissuto”, “Astigiani, 2022, anno 10, n. 38.
[2]A. Bogetti, “Confesso che ho vissuto”, “Astigiani, 2022, anno 10, n. 38.
[3]La Biblioteca di Asti è stata istituita nel 1868.
[4]Cfr. Leonardo Carreris, “Testimonianza del passato” in “Palinsesto, anno 10, n.3, 1995.
[5]Cfr, “Palinsesto”, anno 2, gennaio-febbraio-marzo, 1987.
[6]La legge regionale del 1978 istituisce quindici sistemi in Piemonte, definisce le biblioteche centri di documentazione e di informazione al servizio della cittadinanza e organizza un sistema unitario e articolato delle biblioteche intorno alla Biblioteca centrale del territorio.
[7]Cfr. “Palinsesto”, anno 1, n.4 ottobre-dicembre 1986.
[8]Cfr. “Palinsesto”, anno 1, n. 1, 1985.
[9]Cfr. “Palinsesto”, anno 2, gennaio-febbraio-marzo 1987.
[10]Cfr. “Palinsesto”, anno 3, n.1, 1988.
[11]Ivi.
[12]Cfr. “Palinsesto”, anno 1, n.2, maggio-giugno 1986.
[13]Cfr. “Palinsesto”, anno 1, n.4, ottobre, novembre, dicembre 1986.
[14]Cfr. “Painsesto”, anno 1, n. 2 , maggio-giugno 1986..
[15]Cfr. “Pallinsesto”, anno 3, n.4, 1988.
[16]Cfr. “Palinsesto”, anno 4, n.1, gennaio-marzo 1989.
[17]Cfr. “Palinsesto”, anno 4, n. 2, 1989.
[18]Cfr. “Palinsesto”, anno 5, n. 1, 1990.
[19]Cfr. “Palinsesto”, anno 5, n. 2, 1990, numero speciale.
[20]Ivi.
[21]Cfr. “Palinsesto”, anno 5, n. 3, 1990.
[22]Cfr. “Palinsesto”, anno 6, n. 1, 1991.
[23]Ivi.
[24]Ivi.
[25]Cfr. “Palinsesto”, anno 7, n.1, 1992.
[26]Cfr. “Palinsesto”, anno 7, n. 4, 1992.
[27]Cfr. “Palinsesto”, anno 8, n. 1, 1993.
[28]Cfr. “Palinsesto”, anno 9, n. 1, 1994.
[29]Cfr. “Palinsesto”, anno 11, n. 1, 1996,
[30]Ivi.
[31]Cfr.D. Gnetti, Renato Bordone e la nascita del festival di Asti: da Chiaroscuro a Passepartout, ne «Il Platano», 48, 2023, pp. 17-26.
[32]Cfr. “Confesso che ho vissuto”, cit.