Associazione Davide Lajolo Odv

Culture

16/12/2013

Culture 27

Creatività e qualità della vita

Culture 27

Nel nuovo numero della rivista culture a disposizione nelle librerie della città, intitolato “Creatività e vita quotidiana” si fanno proposte culturali non dando conto delle attività e delle esigenze delle istituzioni e delle associazioni culturali, del loro ruolo e delle loro prospettive, ma delineando una definizione di cultura nella sua accezione di creatività che influisce e trasforma la vita quotidiana e collabora a rendere la città e il territorio accoglienti per  gli abitanti e attrattivi verso i turisti. Forme di cultura che comprendono anche leimprese innovative e che si inquadrano nella visione dell’economia della conoscenza. Sostanzialmente si affronta il binomio cultura-economia dal punto di vista del benessere dei cittadini, anche prevedendo uno sviluppo turistico di qualità. Si intende invitare alla riflessione su aspetti, che, di solito, emergono poco anche tra gli addetti ai lavori e gli amministratori. Apre il numero l’opinione del vescovo mons. Francesco Ravinale, che, con il titolo Benessere come bene comune, invita a uscire dal profitto per pochi e a giungere al riconoscimento dei diritti di tutti, soprattutto degli ultimi, alla luce del messaggio cristiano.

Quindi, nella sezione Creatività e socialitàAldo Buzio con il dossier Creatività e vita quotidiana inquadra il tema generale facendo i necessari riferimenti agli studi e alle ricerche e fornendo molti dati esplicativi.  Si intende la creatività come il modo per perseguire obiettivi dotati di valore e socialmente condivisi, anche in campo culturale e tecnologico, senza rincorrere immediatamente il risultato economico.

Ottavio Coffano, Progetti culturali e desideri dei cittadini,  Francesco Fassone, Dal teatro alla narrazione museale, e Giovanna Segre, Arte km0, si occupano di musei, della loro funzione per la cittadinanza, della possibilità di diventare luoghi di narrazione emozionante del passato, di nuovi parametri espositivi.

Stefano Cravero e Giulia Valente, Tacatì: esperienze di e-commerce, e Alessandro Sacco, Coworking, esemplificano le iniziative di nuove imprese tecnologiche che partecipano all’incubatore presso il polo universitario astigiano.

Massimo Cotto, Se Asti fosse una canzone…, narra la sua esperienza e le sue aspettative come assessore, mentre Gian Luigi Porro, Conformismo della cultura sovvenzionata, dà conto di un recente volume di uno studioso tedesco per porre la questione di quanto il finanziamento pubblico condizioni l’espressione culturale e come  la scarsità di fondi pubblici, conseguenza della crisi, possa addirittura diventare un’opportunità  per nuove proposte di contenuti e di organizzazione. Il nostro proposito è quello di fornire stimoli ai decisori politici ed economici affinché orientino  i loro interventi  e le loro direttive alla predisposizione di strumenti per accogliere l’innovazione e la creatività di nuove professioni tecnologiche e di produzione artistica. In contenitori vuoti o in via di ristrutturazione di particolare prestigio, che non possono trovare una destinazione anonima,  si potrebbero mettere a disposizione spazi e strumentazione per creare luoghi di creatività, di conoscenza, di formazione, di produzione/fruizione. Facciamo due esempi:  aPalazzo Ottolenghi, che rischia di degradare, e Palazzo Alfieri, quando sarà ultimato. L’ipotesi è di progettare imprese culturali che abbiano una propria autonomia di ideazione e di programmazione e anche di ricerca di fonti di finanziamento pubbliche e private.

Viene da chiedersi, inoltre, come si rapportano gli amministratori e gli imprenditori della città e del territorio con le nuove  imprese dell’incubatore del polo universitario,  se le utilizzano, se favoriscono l’ampliamento a nuove strutture. La città creativa ha bisogno di idee e di coraggio di impresa, ma ha anche bisogno dell’attenzione degli attori che gestiscono la vita pubblica e l’economia.

Nella sezione Progetti  i contributi di Marco Castaldo, Città accessibile e etica, Marco Pesce, Asti per i bambini, Giovanni Prezioso, Una rivoluzione culturale per il lavoro, Piero Vercelli, Diritti e qualità della vita, Daniele Dal Colle, L’agorà, affrontano il tema della qualità della vita dal punto di vista dei diritti sociali, prima di tutto il lavoro e la soddisfazione dei bisogni primari, della sostenibilità e della solidarietà, questioni essenziali da incrociare con le iniziative in campo specificamente culturale per rendere la città capace di offrire situazioni di ben-essere ai propri abitanti e a coloro che vorranno visitarla.

Nella sezione Riqualificazione della città e della natura Marco Pesce, A.S.T.I. Fest: l’inizio di un viaggio, Louise Sweet  National Trust: un esempio,Vittorio Fiore, Esperienze di ingegneria naturalistica,  presentano proposte e esperienze significative di interventi adeguati e rispettosi dell’ambiente urbano e naturalistico, determinanti per definire l’interrelazione tra insediamento umano e contesto rurale, utilizzando strumenti nuovi e  tradizionali.

La nostra ipotesi è dunque che non sono tanto singoli eventi culturali, più o meno costosi,  ad essere motore di uno sviluppo economico e turistico, ma che è lo sviluppo sociale armonico della città a farla diventare interessante e attraente anche all’esterno, attraverso  un progetto-mosaico, articolato su ambiti diversi che convergano verso l’unico obiettivo di una città amica e solidale, innovativa e creativa.

In chiusura il bibliotecario Walter Gonella e Laurana Lajolo danno conto della consistenza e dell’importanza culturale della biblioteca di Davide Lajolo, schedata e  messa on line.

Il racconto fotografico Post-it è a cura di Francesco Fassone e Alice Delorenzi dell’Ordine degli architetti di Asti.

Sul retro di copertina è pubblicata una poesia di Davide Lajolo rintracciata durante la schedatura della sua biblioteca e finora inedita.

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