02/04/2020
Non siamo in guerra
di Laurana Lajolo - 2/04/2020
Non è vero che siamo in guerra. Abbiamo da mangiare senza limitazioni, mentre in guerra la gente pativa fame e freddo e si procurava il necessario a borsa nera, se aveva i soldi, mancava di tutto il necessario. Oggi le famiglie sono unite come non mai, per qualcuno anche troppo. In guerra i giovani erano a combattere lontano senza poter dare notizie ai familiari, morivano o venivano internati in campi di concentramento, se ebrei “eliminati”. Le popolazioni erano terrorizzate e umiliate dal nemico. Se quei giovani avevano scelto la Resistenza erano braccati dall’esercito più importante del mondo mettendo in pericolo anche le loro famiglie e le loro case.
Di notte possiamo dormire tranquilli, in guerra, di notte la gente, quando poteva, scappava nelle cantine adibiti come rifugi per salvarsi dalle bombe. I vecchi e le donne dovevano lavorare al posto dei giovani. Si viveva con la paura e con l’incertezza, con separazioni dolorose e tanti lutti anche di bambini. Morte dappertutto anche senza sepoltura. L’angoscia era quella di rimanere vivi, non di non poter passeggiare o fare jogging.
Quando la guerra finalmente era finita, erano rimasti miseria, disoccupazione, vedove e orfani, vecchi senza figli, con le case e le scuole distrutte, ma quelli che avevano lucrato durante la guerra, magari producendo armi, erano “pronti alla ripresa”, utilizzando a poco prezzo la forza lavoro. Laricostruzione è stata fatta da quei lavoratori, allora senza diritti sindacali, e, ovviamente, anche dai loro padroni.
La pandemia è altro dalla guerra, ma ci sta insegnando e dimostrando molte cose. Il senso di responsabilità di cui siamo capaci superando l’eccessivo individualismo, il senso del dovere di tanti, la politica che si avvale delle competenze scientifiche. Nel ritorno lento alla normalità speriamo di essere in grado di correggere disuguaglianze e distorsioni, cambiare il modo di lavorare e di vivere, di amare e di avere com-passione reciproca.
Noi stiamo vivendo una guerra psicologica, ma la guerra è qualcosa di spaventosamente diversa come la sta subendo, per esempio, il popolo siriano perché distrugge l’umanità. il virus, semmai, ci ha comprovato che siamo fragili e che ci siamo “dimenticati” per molto tempo degli “improduttivi”, cioè dei vecchi e dei disabili per piangerne oggi la morte.
Il virus ci ha fatto tralasciare le grida contro gli immigrati. Dove sono? Adesso si comincia a rivendicarne la presenza: chi raccoglie le fragole o cura le piante da frutto o le viti, chi lavora senza garanzie in edilizia, chi bada agli anziani e ai disabili? Mancano proprio loro alla nostra economia e al nostro benessere. Anche questo ci ha insegnato la pandemia.