16/01/2011
“Quale futuro per la viticoltura nell’Astigiano?”
incontro pubblico sul tema
Venerdì 21 gennaio alle ore 16 presso il polo universitario di Asti in via Testa 89 si svolgerà un incontro pubblico sul tema “Quale futuro per la viticoltura nell’Astigiano?”, organizzato dalla rivista culture, da Astiss e dal Centro studi per lo sviluppo della collina.
Partendo dall’ultimo numero della rivista uscito a dicembre con il titolo Lavoro in ombra, che oltre al tema del lavoro e dei diritti, ha dato spazio ai risultati della seconda edizione del festival del paesaggio agrario e l’incontro pubblico ha l’intento di focalizzare la riflessione a più voci sulla crisi delle aziende vitivinicole nella nostra provincia. Il report annuale della Coldiretti ha segnalato la riduzione delle piccole aziende agricole con l’accorpamento in aziende più grandi, ma anche con terreni fertili destinati a gerbido. La scarsa remunerazione della viticoltura, la piaga della flavescenza dorata, la crisi del mercato del vino pongono altri problemi di carattere economico e sociale. A fronte di queste considerazioni l’incontro sarà un momento di discussione tra imprenditori, organizzazioni agricole, esperti, amministratori per valutare se ci siano proposte concrete per uscire dalla crisi.
Introdurrà i lavori il prof. Bruno Giau dell’Università di Torino, presidente del Centro sulla collina, che traccerà il quadro del paesaggio agrario nel corso di quarant’anni con ricchezza di dati e di analisi, apriranno la discussione Luigi Franco Coldiretti, Dino Scanavino Cia, il prof. Vincenzo Gerbi, Giorgio Ferrero viticoltore, Elio Archimede direttore di Barolo&Co e hanno dato la loro adesione a partecipare al dibattito molti esponenti del mondo agricolo, ambientale e della ricerca e consiglieri provinciali e regionali. Concluderà l’assessore all’agricoltura Fulvio Brusa.
Nella sua relazione il prof. Bruno Giau illustrerà le trasformazioni del paesaggio agrario astigiano dagli anni sessanta ad oggi. Nell'intervento introduttivo sarà analizzato l'esodo degli addetti agricoli dalle campagne astigiane quale conseguenza del "grande disagio" dell'agricoltura in provincia di Asti, messo in luce dagli studiosi già mezzo secolo fa. Il percorso si snoda attraverso l'esame dell'impatto di tali dinamiche sul panorama agricolo delle colline astigiane, a carico prevalentemente della viticoltura e della
zootecnia, e dei conseguenti effetti sul paesaggio agrario in termini di impoverimento e banalizzazione. Ma, come
sottolinea il prof. Giau nella sua indagine, "La situazione odierna apre nuove prospettive. La nuova domanda locale espressa dai neo rurali potrebbe essere una delle chiavi della permanenza con successo dell'agricoltura sulle colline".
Naturalmente, anche in questo caso, non mancano luci ed ombre, soprattutto in termini di effetti sul paesaggio. D'altronde "i paesaggi rurali non possono che cambiare, seguendo l'intensità della presenza umana, i suoi bisogni, le tecniche che ha a disposizione, ma sono sempre attraenti 'quando hanno un senso', quando non sono il frutto del caos e dell'improvvisazione ma derivano da comportamenti razionali di impiego degli spazi, formando un disegno forte di una sua coerenza interna".