14/04/2016
Addio piccoli paesi
La Stampa 14/04/2016
“Addio piccoli paesi”: una norma del governo dà incentivi economici per gli accorpamenti “volontari” di comuni sotto i 5000 abitanti. I Comuni uscenti dovranno scrivere lo Statuto del Municipio accorpato da sottoporre alla consultazione popolare. C’è già l’obbligo per i piccoli comuni di unificare entro il 2016 in un ente sovracomunale le funzioni fondamentali, prima di tutte Il bilancio così ogni Comune perde di fatto la propria autonomia di spesa, mentre i residui attivi dei Comuni sono a disposizione della Tesoreria dello Stato. Per il governo un piccolo comune è solo un borgo insignificante da abolire per risparmiare risorse? I nostri Comuni hanno, al contrario, un radicamento storico molto antico e una “fusione forzata” dall’alto è un depauperamento umano ed economico per le comunità che vi abitano. Chi salvaguarderà il territorio e lo sviluppo delle piccole realtà? Lo Stato, incapace di fare la sua spending review interna, sta assorbendo molti poteri delle Regioni e pone gravi limiti economici ai Comuni, atti che non aiutano la partecipazione attiva dei cittadini. Il governo trova una soluzione finanziaria facile a scapito delle autonomie locali, ma c’è l’esempio dell’abolizione delle province, che ha creato disservizi e non risparmio. “Un paese ci vuole…” scriveva Cesare Pavese, ma quali poteri hanno la letteratura e le piccole comunità contro la finanza?