09/02/2018
Il film “Sono tornato”
La Stampa 09/02/2018
Ho visto il film “Sono tornato” con protagonista Mussolini, cercando di evitare il rifiuto preconcetto, anche se sono preoccupata della diffusione di certi slogan fascisti e razzisti, esplosi, pochi giorni dopo, a colpi di rivoltella a Macerata. Non mi hanno urtato tanto i comportamenti del duce uscito dalla tomba, interpretato da un bravo e misurato Massimo Popolizio, quanto le risposte della gente, che il regista Luca Miniero ha ripreso con telecamera nascosta in alcune città italiane. La reazione più diffusa è il selfie. Chissà se è davvero Mussolini, ma perché non farsi una fotografia con lui senza fare e farsi domande? Gli intervistati sono privi di memoria e non condannano le gravi responsabilità passate. L'esercizio della memoria è una pratica impegnativa ed è più facile il populismo gridato contro l’immigrazione. Così non mi ha inquietato il cosiddetto “ritorno”, ma la rappresentazione di indifferenza, se non di condiscendenza, verso l’ex capo del fascismo. Nel film, l’unica a ricordare la nefandezza delle leggi razziali del 1938 è una vecchia signoramalata di Alzheimer, a cui ritorna all’improvviso la memoria della deportazione degli ebrei romani deportati ad Auschwitz nel 1943. E’ un caso che il film è uscito durante una campagna elettorale, che fa promesse e trascura i problemi reali, compreso quel razzismo che si camuffa da difesa dell’identità nazionale?