17/02/2011
I conti con la scuola
Pubblicato su "La Stampa"
Si è concluso pochi giorni fa un corso di aggiornamento dell’Istituto Monti su insegnanti scrittori in occasione del quarantesimo anniversario della morte di Augusto Monti. Ne ho parlato con Maria Grazia Bologna, direttore del corso, che mi spiega: “Abbiamo voluto fare una riflessione a tutto campo sul ruolo dell’insegnare e del narrare, partendo dalle note di Monti sulla scuola e dalle sue pagine letterarie”.
“Una bella idea. Io insegnavo all’Istituto Magistrale Statale, quando, nel 1980, scegliemmo di intitolarlo ad Augusto Monti. Abbiamo voluto riconoscere il merito di un educatore, che ha saputo essere anticonformista sotto la dittatura fascista e che ha vissuto il rapporto con i suoi allievi secondo un progetto di scuola nobile e alto. Monti, nel suo libro “I miei conti con la scuola”, ha fatto il bilancio del suo insegnamento attraverso i risultati ottenuti con i suoi allievi al Liceo D’Azeglio di Torino, di cui alcuni diventati famosi in vari campi, da Cesare Pavese a Massimo Mila, da Salvatore Luria a Giulio Einaudi a Giancarlo Pajetta e molti altri ancora”.
“Ma Augusto Monti è una personalità con luce propria”, aggiunge Maria Grazia, “amante dei classici, sostenitore convinto di una scuola laica, formativa e disinteressata e autore, tra l’altro, di quel delizioso romanzo I Sansossi, che racconta le vicende della sua famiglia, da Monastero Bormida, suo luogo natale a Torino, attraverso due secoli di storia piemontese”.
“Già, quando Augusto Monti ha dovuto rinunciare alla scuola nel 1932, perché si è rifiutato di giurare fedeltà allo Stato fascista, si è dedicato alla narrativa e alla saggistica, mantenendo una grande attenzione per la scuola”, riprendo io.
Maria Grazia, pensierosa, commenta: “Oggi insegnare è sempre più difficile e alcune idee di Monti sono ancora attuali, mentre le riforme puntano a una scuola strettamente legata al mercato e semplificata nei programmi”.