17/02/2011
Educazione e disciplina
Pubblicato su "La Stampa"
L’ultimo episodio di violenza di gruppo su un ragazzo anche in un piccolo paese mi ha indotto, da vecchia professoressa, a riflessioni amare sui compiti educativi di tutti noi. Genitori, insegnanti, operatori sociali, sacerdoti non siamo più in grado di costruire regole, rispetto reciproco, disciplina. Abbiamo abdicato a un metodo educativo che sappia contenere la violenza, l’arbitrio, l’egoismo individuale in una disciplina condivisa. E’ un segno di decadenza più profondo e drammatico della stessa crisi di rappresentanza della politica.
La responsabilità educativa non è solo della scuola e della famiglia. La scuola dovrebbe formare nei ragazzi conoscenze e competenze, la famiglia dovrebbe costruire un luogo educativo complessivo, ma i modelli di comportamento dei giovani oggi vengono dalla televisione, dal cinema, da internet, dove la violenza nei rapporti e il mito del vincitore che sbaraglia i nemici propongono con forti emozioni modelli da imitare. Se poi i ragazzi distolgono gli occhi dallo schermo e guardano intorno a loro, nella società, i comportamenti sono ancora quelli.
C’è da chiedersi in questo quadro disgregato da dove cominciare. Io credo da noi stessi, da ciascuno di noi ponendo come centrale nelle nostre azioni il problema educativo, perchè si tratta dei nostri ragazzi, cioè del futuro di tutti.
(23.02.08)