08/03/2018
Il quaderno di Giovanni Laiolo, un contadino di Vinchio alla prima guerra mondiale.
di Laurana Lajolo
L’entrata in guerra
“Sua Maestà il Re ha decretato la mobilitazione generale dell’Esercito e della Marina e la requisizione dei quadrupedi e dei veicoli. La mobilitazione è stata fissata per il 23 corrente”[1].
Nelle provincie di Sondrio, Brescia, Verona, Vicenza, Belluno, Udine, Venezia, Treviso, Padova, Mantova, Ferrara e in quelle dell’Adriatico viene immediatamente proclamato lo stato di guerra. Il comando delle operazioni militari è affidato al Generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore e figlio del generale Raffaele Cadorna, che ha comandato il V corpo d’armata nella presa di Roma. Il 22 maggio il Regio Governo apre all’arruolamento dei volontari in qualsiasi corpo dell’esercito e per tutta la durata del conflitto.
Il 24 maggio l’Italia dichiara guerra all’Impero asburgico. L’Italia è un Paese prevalentemente agricolo e sono le grandi masse contadine che devono sostenere la guerra al fronte, ma i contadini non hanno mai rapporti con lo Stato se non per l’imposizione delle tasse e la leva obbligatoria.
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