23/06/2022
Relazione conclusiva su Laboratorio di Fotografia Emotiva, 28/05/2022
Ideazione e Realizzazione: Fabienne Vigna
Co-conduttore: Anna Maria Quinterno
Partecipanti: 22
Contributi alle spese organizzative versati dai partecipanti: 345 €
Invitati 6
Obiettivi
- Offrire un’esperienza di introspezione e riproduzione in immagini delle proprie suggestioni interiori in relazione al Paesaggio;
- Far conoscere il Territorio della Riserva della Val Sarmassa non limitandosi a divulgare in maniera nozionistica le peculiarità della stessa, ma facendolo vivere in maniera profonda, al punto da far sentire i partecipanti parte del paesaggio che stavano attraversando.
Svolgimento
- Accoglienza con presentazione dell’esperienza e narrazione del luogo attraverso brani di Davide Lajolo;
- Prima sessione di scatto in cammino attraverso il percorso dei nidi;
- Sessione di meditazione nel Bosco incantato;
- Seconda sessione di scatto attraverso altri luoghi simbolici della Riserva;
- Feedback e conclusioni.
I partecipanti hanno inviato gli scatti e loro suggestioni scritte sull’esperienza per la pubblicazione sul sito dell’Associazione, su www.adlculture.it e per eventi successivi.
Il lavoro viene presentato all’assemblea del Distretto paleontologico Astigiano, all’Accademia delle Belle Arti di Novara – Sede di Asti, all’Associazione Paesaggi vitivinicoli UNESCO.
Fabienne Vigna ha effettuato una restituzione personalizzata con consigli tecnici ed artistici ai singoli partecipanti e ideato un’immagine corale della Riserva, creata con i singoli scatti forniti dagli iscritti.
Percorso – Itinerario
Camminare è un metodo, ed è ricco di significati simbolici.
A ogni passo ti addentri nella Riserva, poco per volta ti accorgi che il paesaggio entra in risonanza con le tue atmosfere interiori, plasmandolo, fino a sentirtene parte integrante.
Siamo partiti dal “Percorso dei nidi” della Cantina di Vinchio Vaglio Serra, dove gli occhi del mago ci hanno osservati fino al nostro sopraggiungere ai pastorali dei Vescovi, su un bricco da cui si vede chiaramente una Vaglio Serra svettante, per arrivare a un anfiteatro di vigneti, coltivati ancora in maniera orizzontale, antica modalità che, differentemente da quella verticale (più comoda per le tecniche di coltivazione moderne), collabora maggiormente con il terreno collinare, sostenendolo e non lasciandolo franare.
Da lì ci siamo addentrati nella Riserva e nel Bosco incantato, dove uccelli, folletti e gnomi del bosco, ricavati dal legno da Renato Milano e la Balena Ulissa costruiti plasmata con i cerchi di botte da Piero Oldano, ci hanno osservati all’ombra di alberi narranti, seduti in un anfiteatro naturale.
Un saluto alla Quercia secolare La Ru, monumento naturale della Riserva, era dovuto.
Lei, il grande albero della vita, a cui la vita, quasi portata via da un fulmine geloso, è stata donata nuovamente grazie alla sinergia con una pianta di sambuco, che ogni mattina la asciuga bevendo la sua acqua, nutrendosi e crescendo, esempio della solidarietà vegetale espressa dal prof. Mancuso.
Lei, che si sente importante per ogni visitatore che la ossequia, al punto di aver generato intorno a se un bosco di giovani querce, che abbracciano chiunque abbia voglia di porgere un saluto, riparandolo dal sole, ma lasciandone filtrare i raggi del tramonto, per creare giochi di luce degni di memoria.
Infine una panoramica a 360° delle colline e dell’arco alpino dalla grande Panchina, da cui si scorgono Vinchio e Vaglio Serra, uno sguardo ampio che spande il cuore, con i piedi sul fondo del mare, quel mare verde di cui Davide Lajolo nutriva gli occhi e lo spirito.
Conclusioni
Innanzitutto occorre dire che la quasi totalità dei partecipanti non aveva mai visitato questi luoghi, e che nessuno ha mai partecipato a un laboratorio di fotografia emotiva, ideato e realizzato con questo format per la prima volta in Italia.
I partecipanti, nelle loro restituzioni personali a Fabienne Vigna, hanno manifestato grande soddisfazione per l’esperienza, e senso di pienezza anche nei giorni successivi, come si legge nei messaggi scabiati.
Ognuno ha avuto un approccio al paesaggio differente, dovuto ad aspettative diverse, ma è stato condiviso da tutti un aspetto: la differenza tra l’andata e il ritorno.
I partecipanti hanno riferito che nella seconda sessione di scatto hanno fatto caso a dei particolari non notati all’andata, o che hanno fotografato di meno. Da un lato si sono calati maggiormente nell’atmosfera magica del territorio, e sono stati meno compulsivi, dall’altro si sono sentiti parte integrante dell’ambiente che stavano attraversando, non sentendo più, dunque, la necessità di ritrarlo.
Gli scatti, al di là di alcuni dettagli tecnici, dovuti principalmente al mezzo utilizzato, sono tutti molto interessanti. Denotano introspezione e ascolto interiore; offrono una raccolta di immagini molto evocative raffiguranti la magia e la biodiversità della Riserva.
Fabienne Vigna ha prodotto un lavoro corale, di sentire comune del Territorio, perché, se è vero che persone diverse di fronte alla stessa cosa non scatteranno mai la stessa foto, al contempo persone diverse nello stesso luogo, se lo vivono profondamente, potranno dare origine a una visione di insieme, una consapevolezza condivisa.
Le ombre si trasformano in rami, i rami si trasformano in nidi, che a loro volta si trasformano in fronde. La terra si trasforma in fascine, e così via, in un unicum visivo.
(nota di Fabienne Vigna, 2 giugno 2022)
In allegato fotografie singole e testimonianze dei partecipanti