12/12/2010
Lina Borgo: un miracolo di attività
Laurana Lajolo
Una nuova esperienza di vita
Dopo la morte del marito la vita di Lina Guenna e dei suoi figli cambiò repentinamente. I problemi famigliari divennero assillanti come il dolore di veder spezzato l’intenso legame amoroso che la legava ad Enrico. Il loro era stato un amore passionale, nobile e grande. Lina si era innamorata di quel bel giovane di cinque anni più giovane di lei, a ventisei anni, quando era ormai convinta di avere un cuore di pietra e non gli nascose il suo desiderio ardente e ricchissimo. Enrico, uomo inquieto e insicuro, trovò in Lina il suo angelo, la sua forza e la sua energia e si sentì valorizzato dalle attenzioni affettuose della moglie, dai suoi sguardi dolcissimi, dai suoi sorrisi, dalle sue parole. Lina aveva condiviso con Enrico interessi politici e culturali, frequentando gli ambienti socialisti di Alessandria. Collaborando a riviste e giornali e interessandosi alle istituzioni educative, si era guadagnata ampia stima e considerazione anche per le capacità oratorie dimostrate in diverse circostanze. Ebbe anche l’opportunità di partecipare con poche altre rappresentanti femminili al Convegno nazionale per la pace, tenuto a Torino, con Teodoro Moneta, futuro premio Nobel.
Fu propria la sua composita esperienza in campo educativo a farle trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia, probabilmente attraverso contatti di amici socialisti, che le offrirono la direzione dell’asilo laico appena aperto dai maestri vetrai ad Asti (allora in provincia di Alessandria). Quelle maestranze, provenienti dalla Toscana, avevano aperto nel 1906 una fabbrica cooperativa del vetro ad Asti e nel 1910 sentirono l’esigenza di aprire un Asilo per i propri figli, intitolandolo a Francisco Ferrer, pedagogista anarchico ucciso in Spagna nel 1909 e divenuto subito simbolo della nuova educazione libertaria per gli ambienti anarchici di tutta Europa.
L’opportunità di creare dal nulla una struttura educativa fu decisiva per la signora Borgo, nonostante i problemi di trasferimento in un’altra città con la sua numerosa famiglia e le incombenze gravose del nuovo compito. D’altro canto, era abituata ad affrontare con coraggio situazioni difficili e dolorose, come aveva dimostrato dopo la morte del padre e in occasione dei decessi di tre bimbe in tenerissima età.
Così, all’inizio del 1911, subito dopo la nascita di Enrica, Lina con i sei figli e la suocera si trasferì ad Asti, allora circondario della provincia di Alessandria, trovando sistemazione in una piccola abitazione, molto più modesta della casa alessandrina, nel quartiere operaio in via Felice Cavallotti non lontana dall’Asilo. Anche il figlio primogenito Valentino, a 14 anni rinunciò alla scuola e si cercò un impiego.