17/02/2011
La vecchia signora
Pubblicato su "La Stampa"
Da poco sono entrata nella fascia di età degli sconti al cinema, a teatro, ai musei… e il mercato mette a disposizione molti beni di consumo per gli anziani. Questa sarebbe la terza età, ma perché non la chiamiamo vecchiaia? Non è una parola brutta né disdicevole, è un periodo dell’esistenza che permette di capire cosa si è fatto e cosa si è diventati, un’età di riflessione e anche di saggezza se si è capaci di non avere inutili rimpianti ma di comprendere lo sviluppo della propria esistenza: errori, mancanze, sconfitte, ma anche affetti, amicizie durature, realizzazioni, ideali con cui si è vissuto.
Il nostro tempo ha espunto questa parola dal vocabolario e nell’immaginario collettivo la vecchiaia è diventata come la morte, una cosa di cui non parlare e da spostare sempre più avanti, quando ormai si è rincitrulliti e indifesi.
Il vecchio è una risorsa se si comporta come tale, cioè se usa la sua esperienza a favore degli altri. Ad esempio permette di misurare la qualità e la quantità dei cambiamenti sociali e culturali, rappresenta il passato intrecciato con il presente. Ne hanno bisogno i giovani, che entrano nella vita come in una conversazione iniziata da altri e che loro devono continuare.
Il vecchio è il legame tra ciò che è stato e ciò che sarà e in questo senso sono contenta di essere una vecchia signora