18/02/2011
Il paesaggio e l'economia
Pubblicato su "La Stampa"
Se cominciassimo a considerare il paesaggio non solo come un bene culturale di interesse sociale (che è già cosa molto importante), ma anche come un bene economico e produttivo, riusciremmo a comprendere meglio quanto sia essenziale salvaguardare il territorio dalla cementificazione. In una fase di crisi così grave, in cui è necessario cambiare molte priorità in campo economico e sociale, il settore agricolo può essere nuovamente un elemento trainante in una realtà come la nostra. Invece troppo spesso si pensa di far ripartire l’economia con l’edilizia costruendo all’impazzata, aumentando le cubature, tempestando le vallate di capannoni e i declivi più belli di villette. E’ una strada che è stata molto battuta in passato per far girare i soldi (sempre nelle stesse mani) utilizzando il risparmio dei contadini, ma è una strada ormai senza sbocco. Basti contare i capannoni rimasti vuoti e le case rimaste invendute. Anche in città, dove si fanno i progetti di nuove costruzioni, i cartelli di vendesi e affittasi si infittiscono sempre di più. Invece le novità sono in agricoltura: i nuovi insediamenti di macedoni e rumeni che lavorano le vigne e imprenditori che accorpano i terreni, ma ci sono anche dei figli di contadini che dovrebbero essere messi nelle condizioni economiche di continuare il lavoro dei padri.
( 20 giugno 2009)