12/02/2009
Voglio vivere: I Taccuini di Lidia Rolfi Beccarla
Laurana Lajolo
La biografia di Lidia Rolfi Beccarla, scritta con affetto e competenza da Bruno Maida , è arricchita dalla pubblicazione dei Taccuini, appunti scritti da Lidia nel Lager di Ravensbruck nel mese di aprile del 1945, quando le appare vicina la liberazione. Sono pagine intense, di grande interesse umano per conoscere l’interiorità di una ragazza piena di vita, generosa e impulsiva (lei si definisce ribelle), trascinata a 19 anni nella condizione estrema nel campo di sterminio e che proprio lì diventa donna consapevole del suo destino e dei suoi doveri. Lidia continua a scrivere durante il viaggio di evacuazione dal campo e poi si interrompe perché il ritorno alla normalità le richiede una enorme energia.
Soltanto dopo molti anni racconta la sua storia ne Le donne di Ravensbruck . In quel libro Lidia assolve al dovere morale e civile di testimoniare la tragedia della deportazione come protagonista e come portavoce di altre deportate. Descrive con precisione l’organizzazione del campo e la condizione delle deportate con l’intenzione di storicizzare e far conoscere alle nuove generazioni il sistema concentrazionario. Circa vent’anni dopo, ne L’esile filo della memoria , riprende la narrazione da dove l’ha interrotta nei Taccuini e racconta il viaggio di ritorno, il difficile inserimento nella vita normale, la ripresa dell’insegnamento, l’inizio del suo impegno nell’associazione degli ex deportati.
E non casualmente quel libro si apre con la pagina dei Taccuini del 26 aprile 1945, quando viene organizzata l’evacuazione da Ravensbruck. Con un pacco della Croce rossa che le impaccia i movimenti, Lidia e le sue compagne partono scortate da Aufseherin, da soldati e da cani: “ Così si lascia Ravensbruck, così si varca il cancello di questa prigione maledetta, ma cantando, nonostante la pioggia, nonostante il freddo, il fuoco e le guardie, cantando le canzoni preparate in un lontano giorno dell’estate passata per ben altra partenza”.